Più soldi in busta paga per fronteggiare l’inflazione e più welfare aziendale. Sindacati firmatari soddisfatti. La Fiom non sottoscrive e accusa il gruppo auto
Il contratto specifico aziendale era scaduto il 31 dicembre 2022. Il nuovo contratto appena stipulato avrà una durata quadriennale per la parte normativa e biennale per quella economica. A partire dalla prima mensilità utile, cioè marzo 2023, l’aumento sui minimi sarà del 6,5%, pari un incremento medio di 119 Euro(relativo all’inflazione del 2022, che si aggiunge al 2% già erogato lo scorso anno) e per il secondo anno a gennaio 2024 un aumento del 4,5%, pari a 87,8 euro. Complessivamente nel biennio i minimi saranno aumentati di 11,3 punti percentuali per un totale di oltre 207 euro mensili. Verrà inoltre erogato un’ una-tantum di 400 euro, in due tranche di pari valore, una nel mese di aprile 2023 e una nel mese di luglio 2023. A partire dal mese di maggio 2023, i lavoratori avranno poi a disposizione 200 euro netti di Flexible Benefit spendibili nella piattaforma welfare Cnhi, Iveco, Stellantis e in buoni carburanti per Ferrari. Il montante salariale generato dai minimi, dall’una-tantum e dai flexible benefit che i lavoratori incasseranno nel biennio sarà pari a circa 4.300 euro medi.
La critica della Fiom
« La firma del CCSL è avvenuta ancora una volta escludendo la Fiom e le lavoratrici e i lavoratori – scrivono in un comunicato i metalmeccanici Cgil – Il confronto per la scadenza del CCSL si è tenuto su due tavoli per volontà delle aziende, ed interrotto dalle stesse perché l’obiettivo non era quello di individuare un nuovo sistema condiviso di relazioni sindacali. Riguardo al salario, nel momento in cui le aziende registrano profitti record, l’accordo firmato oggi riconosce aumenti biennali della paga base, del premio e il riconoscimento dell’una tantum, come richiesto dalla Fiom nelle piattaforme votate dai lavoratori.
L’obiettivo della Fiom era la realizzazione di un nuovo contratto, con i cambiamenti richiesti dai lavoratori: aumentare il salario in paga base sulla base dell’inflazione, stabilire un nuovo sistema premiante, migliorare le condizioni di lavoro, garantire investimenti e occupazione, affermare un ruolo democratico e partecipativo dei lavoratori attraverso il voto sugli accordi e la centralità del ruolo dei delegati.
Anche questa volta, invece, i lavoratori non saranno chiamati a decidere con un referendum sul proprio contratto. Si è scelto di perseguire la strada della divisione e non si sono colte le richieste di cambiamento da parte dei lavoratori e l’esperienza positiva della gestione della pandemia e della riorganizzazione di CNHI ed Iveco, frutto di accordi unitari che hanno permesso la salvaguardia della salute dei lavoratori e delle attività industriali. Mentre Stellantis concede dividendi straordinari agli azionisti, i lavoratori continuano a subire ammortizzatori sociali e il peggioramento delle condizioni di lavoro ».
La soddisfazione della Fim Cisl
« Il contratto specifico aziendale – commentano però Roberto Benaglia e Ferdinando Uliano, rispettivamente segretario generale e segretario nazionale della Fim-Cisl – ha saputo rispondere alle esigenze di tutela del reddito dei lavoratori e delle loro famiglie, in un difficile contesto economico caratterizzato da un’inflazione che taglia i salari e rappresenta una vera tassa contro il reddito da lavoro dipendente e contro i più deboli e poveri. Abbiamo saputo costruire nuove tutele in un contesto difficile, che rappresenta un esempio anche per gli altri rinnovi contrattuali ».
Le conclusioni di Roberto Di Maulo
« Il sistema partecipativo paga! – aggiunge, tono più che soddisfatto, Roberto Di Maulo, segretario generale del sindacato Fismic – questo era il primo rinnovo importante in periodo di alta inflazione e il potere d’acquisto dei lavoratori è stato tutelato con una crescita delle retribuzioni. E per quanto riguarda i lavoratori Stellantis c’è anche una novità per coloro che svolgono l’attività in smart working: un’ ulteriore indennità di 200 euro a fronte di spese specifiche. Importante pure l’elemento relativo ai recuperi produttivi svolti il sabato e la domenica: è stata aumentata l’indennità già presente ». « Quindi – commenta ancora il dirigente Fismic – per la tutela del potere d’acquisto dei lavoratori possiamo affermare, senza possibilità di smentita, che l’impianto del contratto specifico aziendale svolge più efficacemente il compito rispetto alla tradizionale contrattazione confindustriale che vincola gli aumenti della paga base rispetto all’inflazione e alla rivalutazione definita dall’indice Ipca depurata dall’importazione di beni energetici.
L’impianto della rivalutazione della retribuzione definita dal rinnovo del ccsl costituisce un benchmark per i futuri rinnovi contrattuali a partire da quelli metalmeccanici privati. Inoltre il rinnovo aveva già definito degli importanti miglioramenti dell’impianto normativo rafforzando i compiti delle Rsa e Rls nei luoghi di lavoro, dando nuovo impulso al sistema partecipativo a livello di stabilimento e anche a livello nazionale, come dimostrato dall’attenzione data all’illustrazione dei piani industriali dal management di CnhI Iveco Ferrari e Stellantis ».
Sul fronte normativo Di Maulo segnala che « nel rinnovo del contratto sono stati stabiliti miglioramenti strategici sul fronte del rafforzamento dell’istituto salute e sicurezza, del coinvolgimento dei lavoratori, del benessere nei luoghi di lavoro, del miglioramento di smart working e formazione professionale ». Particolare attenzione infine è stata data all’annosa questione dei recuperi produttivi effettuati di sabato. « L’impianto del Ccsl nato 13 anni fa con l’accordo di Pomigliano – termina Di Maulo – si avvia con questo rinnovo al raggiungimento della maggiore età. Si smentiscono palesemente tutti gli uccellacci del malaugurio che avevano pronosticato la sua morte fin dalla nascita ».