Alla luce di mille fiammelle, di giochi pirotecnici e di falò si è acceso a Somma Vesuviana il Sabato dei Fuochi, evento che dà inizio alla Festa della Montagna, celebrata in onore della Madonna di Castello, madre e protettrice.
Suggestive e struggenti sono state le manifestazioni di inizio della Festa, in cui i sommesi sono soliti elevare una vera elegia al fuoco. Con un rituale sperimentato e senza troppe divagazioni si è rinnovato un rito antico, fatto di mistero, magia, mito e sacralità. La colonna di base è stata il suono cupo, profondo, ripetitivo e a volte persino ossessivo di più di cento tammorre, con la pelle stirata al massimo fino a raggiungere le tonalità del Sol e del La Diesis. Fuori dalla chiesa madre e nelle cappelle del Ciglio e in altri luoghi, davanti alla statua ed alla immagine di Mamma Schiavona i rappresentanti delle Paranze, con le orchestrine tradizionali, si sono dati convegno per intonare nenie, convulse tammurriate, balli e canti a figliola. Tutte le invocazioni sono composte al momento per esprimere, nella coralità, il senso di appartenenza e la devozione. Da tempo non si vedeva tanta gente in chiesa alle funzioni. I giovani delle Paranze, eredi e fedeli interpreti di una tradizione millenaria, hanno riproposto e rinnovato un mito con i suoi simboli ed i significati palesi o nascosti. Quest’anno la scenografia è stata perfetta. Gran maestro di cerimonie a Castello è stato Don Francesco Feola, che con l’aiuto dei giovani delle Paranze ha ridato lustro e dignità alla chiesetta del Santuario, riferimento per i fedeli di Somma Vesuviana e del circondario. Con impegno e con un lavoro duro e paziente i giovani delle Paranze hanno ripulito con accette e motoseghe la zona del Santuario e l’imponente scalinata. I giovani devoti sommesi hanno anche ripulito e reso fruibile altre zone della Montagna e l’antico sentiero che porta al Ciglio. Da Somma parte un unico sentiero per arrivare alla sommità del monte, che il Parco del Vesuvio non ha avuto ancora il tempo di attivare. Nei primi giorni della Festa, che si concluderà il 3 maggio, si è notato un notevole incremento di turisti, provenienti da ogni parte d’Italia. Le casette di campagna, appese lungo i crinali della montagna brulicavano di vita. I sommesi, con menù rigorosamente di magro, hanno voluto rendere omaggio alla Madonna ed alla Montagna adoperandosi nell’ospitalità. “Avevamo – dice un giovane delle Paranze – preparato da mangiare per 15 persone, ma poi abbiamo dovuto dividere il pasto con quasi 100 turisti, in gran parte del Nord Italia. Siamo felici perché abbiamo vissuto una giornata serena e fatto una gran bella figura”. Questo è stato il modo più giusto di vivere una Festa, rinnovando un ancestrale vincolo di fratellanza e di ospitalità che si alimenta nella dimensione del Sacro. A tarda sera, dall’alto, anche una nuvola appoggiata sul Ciglio sembra aver accennato un sorriso.