Somma Vesuviana, il giorno della Memoria tra significato e riflessioni

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Questo è un tempo senza storia, dove si moltiplicano i segnali d’allarme sulla perdita di memoria collettiva e d’ ignoranza della nostra storia, afferma lo storico Adriano Prosperi. Questa ricorrenza non diventi un momento vuoto che possa esaurirsi col tempo, ma una vera e degna lezione di futuro e di umanità. Intervista a Giuseppe Mosca.

Tutto pronto per le celebrazioni del 27 gennaio a Somma Vesuviana con l’ ANPI locale, diretta dal prof. Domenico Parisi. L’ appuntamento è fissato per venerdì alle ore 17:00 nel Convento dei Padri Trinitari in via G. Auriemma. Interverranno: Don Nicola De Sena (parroco della Comunità San Michele Arcangelo – San Giorgio Martire); prof. Ciro Raia (coordinatore ANPI Regionale); il Dott. Salvatore Rancella. Momenti musicali della Associazione A. Seraponte.

Le statistiche indicano oltre 10 milioni di persone uccise dall’odio nazionalsocialista. Tra i gruppi assassinati e perseguitati dai nazisti e dai loro collaboratori, vi furono zingari, serbi, polacchi, oppositori della resistenza di tutte le nazionalità, tedeschi oppositori del nazismo, omosessuali, testimoni di Geova, delinquenti abituali, o persone definite anti sociali, come, ad esempio, mendicanti, vagabondi e venditori ambulanti. Ogni individuo, che poteva essere considerato una minaccia per il nazismo, correva il rischio di essere perseguitato, ma alla fine solo gli ebrei furono l’unico gruppo destinato ad un totale e sistematico annientamento.

Ne abbiamo parlato con il dott. Giuseppe Mosca, attento studioso della Shoah. Mosca nasce a Somma Vesuviana nel 1966, non solo è ricercatore e storico del Novecento, ma anche un vero esperto di letteratura italiana contemporanea e valente bibliofilo.

Dott. Mosca, facciamo il punto sulla Shoah e su cos’è stata

La Shoah è un termine ebraico, un sostantivo femminile che tradotto significa sterminio, distruzione, calamità, e devastazione. In epoca contemporanea spesso lo alterniamo a Olocausto, usandolo come sinonimo, che però in realtà vuol dire sacrificio, cioè immolare una vittima per ottenere la benevolenza di un dio. Quindi la Shoah è stata lo sterminio di 1/3 (6.500.000 milioni di persone) circa della popolazione ebraica durante la Seconda Guerra Mondiale ad opera della Germania nazista. L’unicità sacrale di questo genocidio, secondo gli storici consiste nell’intenzione manifestata dall’ideologia nazista e attuata con lo sterminio di annientare tutti i membri del popolo ebraico, classificati come tali per motivi razziali, cioè per avere tra le loro ascendenze persone di sangue ebraico. A questa persecuzione non si poteva sfuggire né con la conversione, né con l’abiura, né in altro modo. In pratica un intero gruppo doveva essere cancellato per il solo fatto d’esistere.”

Dott. Giuseppe Mosca

Com’è potuto avvenire tutto ciò, come si è realizzato?

 “Come ho già detto, questa persecuzione si è tradotta con l’eliminazione fisica sistematica, praticata con metodi scientifici degli ebrei mediante eccidi di massa, fucilazione in fosse comuni nelle zone dell’ Europa dell’Est occupate dai nazisti fino al 1941. Dal 1942 con la Soluzione Finale (formulata e istituzionalizzata alla Conferenza del Wannsee), dopo aver deportato le popolazioni ebraiche nei lager, si procedette alla loro eliminazione attraverso l’uso della camere a gas. (Auschwitz, Treblinka, Dachau etc.)”

Dunque il Novecento è stato il secolo di Auschwitz?

“Purtroppo sì. Le singolari discordanze tra i tempi della memoria e quelli della Storia, hanno eletto a icona e simbolo del secolo scorso la Shoah ed Auschwitz, che è stato il più grande banchetto della festa di morte approntato dall’uomo nella sua millenaria storia.”

Quale futuro prospetta per la Giornata della Memoria?

“Mi permetta di citare le parole di Adriano Prosperi che è un famoso storico italiano: Questo è un tempo senza storia, dove si moltiplicano i segnali d’allarme sulla perdita di memoria collettiva e di ignoranza della nostra storia. Io dico che in tempi come i nostri, dove assistiamo a un pericoloso ritorno dell’Antisemitismo, in cui le svastiche vengono disegnate e spruzzate sui muri, sulle porte delle case e dei negozi assieme alle judenstern (stelle gialle ebraiche), non bisogna abbassare la guardia, perché come affermava il grande scrittore Primo Levi: se è successo, vuol dire che può succedere ancora. La mia ricetta per rilanciare quest’ importante evento è tornare a rivestire la memoria di contenuti e di conoscenza: perché negli ultimi anni ci deve essere stato un corto circuito tra conoscenza e ricordo, abbiamo privilegiato solo quest’ultimo a discapito della conoscenza storica. Abbiamo preferito celebrare troppo, e in modo pomposo, svuotando la sua essenza e banalizzando la ricorrenza. E’ la conservazione della Memoria di ciò che è accaduto, che rende veramente liberi gli esseri umani dalla schiavitù degli errori compiuti nel passato. Tanto più che dopo l’era della testimonianza diretta, toccherà a noi prendere il ruolo di testimoni dopo che l’ultimo sopravvissuto ai lager cesserà d’esistere.”

  • Foto 1. Due fratellini provenienti dai territori della Carpazia attendono la selezione sulla rampa di Auschwitz – Birkenau. Foto dall’ Album di Auschwitz di Lili Jacob