Sant’Anastasia, Carmine Capuano (Progetto per Sant’Anastasia): «Dicono di voler andare in Procura? Ce li accompagno io».

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Antonella Marciano, Lello Abete, Carmine Capuano, Pasquale D'Ascia, Benedetta Maiello

La presentazione di «Progetto per Sant’Anastasia», lista in sostegno del candidato sindaco Lello Abete e che vede uniti esponenti socialisti, dei Verdi e dem in disaccordo con le scelte della dirigenza locale attuale, ha visto la presenza del segretario nazionale Psi, Enzo Maraio e del consigliere regionale dei Verdi Francesco Borrelli. Il sindaco Abete ha presenziato e portato i suoi saluti e alcuni dei candidati al consiglio comunale – Gelsomina Maiello, Benedetta Maiello, Pasquale D’Ascia –  sono intervenuti prima di lasciare la parola al capolista e consigliere uscente, Carmine Capuano.

«Squallore e degrado», sono i termini utilizzati da Capuano per definire alcuni aspetti della campagna elettorale in corso, ma soprattutto il consigliere uscente (candidato sindaco nel 2014 e all’opposizione di Abete fino a poco tempo fa) ha voluto replicare ad attacchi recenti, che siano stati riferimenti diretti o velate allusioni, a lui indirizzati. Il suo intervento, che troviamo il più interessante per i temi toccati, ve lo proponiamo di seguito, in “pillole”.

CONSIGLIERI IGNORANTI”. «Viste tutte le falsità e le cose brutte che si ascoltano, ho spesso l’impressione che alcuni consiglieri, o candidati, non conoscano nemmeno il ruolo che dovrebbero esercitare, perciò lo ricordo: il consiglio comunale è un organo di indirizzo e controllo, per cui i consiglieri devono indirizzare e controllare. Se non vogliono fare questo, non capisco perché si candidino, restino a casa».

VI ACCOMPAGNO IN PROCURA.  «Sento parlare di legalità, ascolto gente che vuole andare in Procura non si sa bene perché. Vi garantisco che se volete andarci, vi accompagno».

IL PUC & IL PD.«C’è una lettera datata 29 dicembre 2018 – ha detto Capuano – porta la mia firma, quella di Mario Gifuni, di Antonio De Simone, di Raffaele Coccia e di Giuseppe Maiello. Con quella lettera noi cinque consiglieri chiedevamo al sindaco e all’assessore di convocare una riunione sul Puc perché le cose che ci erano state dette in una riunione ufficiale non ci convincevano. Ora mi si dovrebbe spiegare come mai in tutti i luoghi e in tutti i comizi (ndr, parla del candidato sindaco Coccia) c’è questa inversione di tendenza: se prima avevano firmato un documento per chiedere chiarezza, come mai ora va bene, perché dicono che doveva essere adottato? Delle due, l’una: o non sanno di cosa parlano, oppure il Puc lo conoscono eccome, forse anche bene a differenza nostra. Perché, sia chiaro, noi il Puc non lo conosciamo. Invece su questo argomento è stato creato un pandemonio, uno “scandalo”. A proposito di illegalità, ci sono alcuni personaggetti pseudo dirigenti del locale Pd che dovrebbero tacere e vergognarsi di farsi vedere per strada, sciacquatevi la bocca prima di parlare di me».

IL  PUC “SEGRETO”. «Ho letto un commento sui social, qualcuno diceva che il Puc, il piano urbanistico comunale, è segreto. Io non so se ridere o piangere, ma credo sia meglio ridere. Non c’è nulla di più pubblico, non c’è altro argomento che debba avere così tanta pubblicità. Ho fatto io stesso l’assessore all’urbanistica in questo paese e sono andato a cercare i documenti dell’epoca: convocavo gruppi politici, consiglieri, associazioni di categoria. Discutevo con loro, chiedevo quale disegno della città avrebbero preferito. Questo è il modo giusto di fare le cose, ma in cinque anni di amministrazione non ho avuto alcuna convocazione da parte di chi aveva la responsabilità di redigere il Puc. Così si agisce: chiedere riunioni, confrontarsi, decidere. Questo è il nostro modo di fare, ora andateci in Procura. Portatemici ed io esibirò il mio modo di fare. Se qualcuno pensa di potermi tacitare adombrando e mistificando o pensa di spaventarmi e mettermi in condizione di non fare eventuali proposte o richieste, sbaglia: farò proposte e avanzerò richieste, mi batterò per quello in cui credo.

I RETROSCENA E LE TELEFONATE. «A metà dicembre mi chiamò una consigliera comunale e mi disse “Questi sono pazzi, vogliono adottare il Puc a pochi mesi dalle elezioni”. Io le risposi di non sapere nulla, ma che mi sarei informato. Chiamai il sindaco per chiedergli cosa fosse questa storia. Lui mi rispose che si stava accelerando perché c’era una scadenza e l’eventuale possibilità di commissariamento sul Puc. E fu convocata una riunione. Erano presenti alcuni consiglieri comunali, pochi in verità e c’era anche una presenza esterna, un architetto che, preciso, non è della mia parte politica».

L’ASSESSORE NOMINATO E NON ELETTO. «In un’intervista, l’assessore all’urbanistica (ndr, Capuano parla della intervista video che il vicesindaco Carmen Aprea, assessore all’urbanistica, ha rilasciato al Mediano.it e che trovate sulla pagina facebook del nostro giornale, qui) dice che i consiglieri non dovevano sapere nulla del Puc ed è già una cavolata, ma allora cosa ci fa un architetto, un “civile”, seduto ad una riunione di consiglieri comunali, me lo dite? Questa signora ha un atteggiamento inspiegabile, ancor più perché non è una eletta che deve dare conto al suo elettorato, ma una nominata dal sindaco. Perché il sindaco l’ha indicata quale persona di sua fiducia, allora come si permette di avere un atteggiamento di questo tipo? Lo spiegasse lei cosa c’è, noi lo chiediamo alla luce del sole e non abbiamo timore di metterci la faccia».

CHI LO HA PENSATO QUESTO PUC? «Ci sono motivazioni forti che mi hanno portato a dire no a questo piano così com’è. In primis, sono quasi 30 anni che si parla di zone industriali su via Pomigliano. Nel vecchio piano i Pip (ndr, piani di insediamento produttivo) erano allocati su via Pomigliano e il responsabile dell’urbanistica, lo stesso di oggi, ha sempre reclamato giustamente, spesso sobillando anche i consiglieri comunali, che fossero approvati.  Ebbene, lo stesso funzionario, in questo Puc al momento non adottato, trasforma quelle zone industriali in zone agricole…non è una cosa che si può tollerare. Anzi, è una pazzia. Un imprenditore che ha acquistato quei terreni aspettando 25/30 anni, ora cosa dovrebbe fare? Se questi non sono argomenti che dovrebbero far saltare dalla sedia chi amministra una comunità… Insomma, questo piano chi lo ha fatto? Il funzionario ha sostenuto in una riunione che il compito spettava alla politica, non a lui. L’assessore si mettesse d’accordo con se stessa».

CHI FA POLITICA NON DENUNCIA. «Ribadisco, quando vogliamo andare in Procura vi accompagno. Io non ci vado di mia iniziativa perché vengo da un’antica scuola politica, quella di Francesco De Martino, di Gaetano Arfè. Chi fa politica si confronta politicamente, non va mai a denunciare. Da giovanotti ci siamo anche riempiti di botte con i fascisti, ma sugli ideali, sulle nostre idee. Dopo restava tra noi il rispetto per le persone e per gli uomini. Oggi, da questo imbarbarimento, prendiamo le distanze».

I CINQUE NO AD ESPOSITO. Su uno dei competitor di Abete in particolare, Carmine Capuano ha incentrato la fine del suo discorso. «Ci sono cinque motivi per non votare Carmine Esposito: il puc, l’Amav, i condoni edilizi, la zona rossa, il cimitero, su questi punti lui vinse la campagna elettorale nel 2010 e non ne ha portato nessuno a casa. Sulla zona rossa si è inimicato tutte le istituzioni sovracomunali per cui non è stato possibile fare un solo condono; ha smantellato l’Amav con le conseguenze che conosciamo, una l’ha pagata di persona, l’altra l’hanno pagata i lavoratori che ora lavorano di più e guadagnano meno; il lavoro fatto dalla sua amministrazione sul Puc prevedeva piani attuativi per ogni cosa, per cui cittadini ed imprese avrebbero dovuto ogni volta soggiacere all’amministrazione di turno; l’unico risultato sul cimitero, dopo la battaglia di quegli anni contro la ditta, è che la gestione è passata da 20 a 25 anni».

BALLOTTAGGIO. «Noi vinceremo al primo turno. Ma il ballottaggio non ci fa paura».