Se lo domanda spesso ultimamente, Felice Pignatiello: “Ma perché chi di dovere non prende in considerazione l’idea di utilizzare una illuminazione a raggi UV-C per sanificare gli ambienti e contrastare il diffondersi del contagio da Covid-19?”. Come spiegano da alcuni mesi gli esperti del settore (in particolare Valentina Rapozzi, Alberto Credi, Marina Venturini, Massimo Trotta e Maurizio D’Auria) “è noto che le radiazioni UV-C artificiali abbiano un effetto germicida; purtroppo la gran parte delle lunghezze d’onda ha anche effetti dannosi su organi come la cute e l’occhio umano”.
Partendo da queste informazioni di base e tenendo conto sia dei pro che dei contro, Felice Pignatiello ha sviluppato un’idea che potrebbe contribuire ad agevolare le operazioni di sanificazione previste in questa fase della pandemia. Felice è un cittadino di Sant’Anastasia, tra l’altro candidato alle imminenti elezioni comunali nella lista Una città in salute, a sostegno dell’oncologo Vincenzo Iervolino: si è laureato in Fisica presso l’Università di Napoli “Federico II” e oggi lavora come Responsabile Sviluppo Prodotto per la Opto Service Srl, un’azienda che si muove tra Roma e il territorio napoletano. Nel vivere la probante esperienza del lockdown, Felice ha lavorato con insistenza su una intuizione che ha successivamente sviluppato in progetto, come è possibile visionare qui: una sorta di trolley, equipaggiato con luci UV-C che, grazie alle loro caratteristiche germicida, possono essere “sparate” sulle superfici, all’interno di ambienti funzionali, garantendo in pochi secondi la cessazione della vita di batteri e virus attraverso la rottura dei filamenti molecolari.
“Ovviamente una luce UV-C è pericolosa per le persone – ci tiene a sottolineare Pignatiello – soprattutto se l’esposizione è troppo lunga, ma di certo non lo è in assoluto e dunque si può, e forse si deve pensare di adoperare questo strumento in modo utile, come sarebbe il caso delle sanificazioni anti Covid”.
Gli UV-C, infatti, hanno un’energia più elevata degli UV-A e UV-B e sono pertanto potenzialmente più pericolosi. Fortunatamente l’ossigeno e l’ozono dell’atmosfera ci proteggono completamente dalla radiazione UV-C e quasi totalmente da quella UV-B, lasciando passare soltanto una parte di quella UV-A.
Ad oggi le ricerche effettuate dimostrano che l’utilizzo degli UV-C è più efficace, in contrasto al Covid, della sanificazione effettuata tramite ozono, la più diffusa in questo momento. Inoltre, è scientificamente provato che le radiazioni vengono assorbite (cioè bloccate) dagli strati più esterni della pelle e degli occhi, mentre possono penetrare nei batteri e nei virus, che hanno dimensioni micrometriche, e inattivarli. Proprio su questo si basa la riflessione e la ricerca di Pignatiello, il quale vorrebbe integrare i passaggi di protezione passiva adoperati oggi (plexiglass, mascherina e distanziamento su tutte) con azioni più snelle ed efficaci: gli UV-C potrebbero rispondere a questa esigenza, contribuendo soprattutto alla semplificazione delle operazioni di sanificazione dei locali pubblici, dei bagni (anche quelli delle scuole), addirittura dei mezzi di trasporto, tant’è che qualcosa del genere viene già fatto sugli aerei. In pochi minuti il passaggio del dispositivo immaginato da Pignatiello potrebbe sanificare una serie di vani, considerando che le UV-C disattivano virus e batteri in pochi secondi (2/3 secondi per la sanificazione di un tavolo, per esempio): basterebbe far transitare il “trolley” (manualmente ma ce ne sono anche automatici, più costosi) all’interno dell’ambiente, potendo contare sul fatto che le luci illuminano interamente gli spazi, dal basso verso l’alto e da destra a sinistra. Tra l’altro è già stato dimostrato che le UV-C abbattono la carica virale del 99,999%.
Al momento Pignatiello sta lavorando allo sviluppo di sistemi simili con la startup Opiware: quello che manca, però, sembra essere l’interesse delle istituzioni che dovrebbero avallare la nuova soluzione, anche e soprattutto per autorizzarne l’utilizzo da parte di esercenti e imprenditori, sbloccando la situazione di stallo. L’emergenza però è adesso, per questo sarebbe auspicabile muoversi con una certa celerità, mettendo in campo visione e coraggio: “Anche perché – sottolinea Felice Pignatiello – soltanto utilizzando questo sistema potremmo valutare ulteriori feedback e incidere con eventuali interventi migliorativi”.
Dunque un appello anche alla task force allestita dalla Regione Campania per il contrasto all’emergenza coronavirus: “Si potrebbe fare addirittura qualcosa all’interno delle classi scolastiche, con gli alunni presenti, quindi in ottica di ripresa della didattica in presenza (fissata per il 24 settembre in Campania, ndr). Basterebbe prevedere un sistema di aspirazione che confluisca all’interno di un condotto chiuso con dei tubi UV-C, atti a sanificare l’aria su singolo passaggio. La scienza ci dice che si può fare e se il Ministero della Salute avesse offerto l’indicazione che sistemi di questo tipo sono efficaci e che l’efficacia è in fase costante di definizione, da aprile i tempi sarebbero stati maturi oggi per la consegna di prototipi adattabili: in determinate situazioni, come quella che stiamo vivendo, bisogna assumersi delle responsabilità e soprattutto prendere delle decisioni”.
Il sistema di Pignatiello costerebbe tra i mille e i duemila euro e ovviamente se iniziasse a diffondersi sul territorio il prezzo potrebbe diminuire. La durata di un tubo UV-C, invece, si aggira sulle ottomila ore: tuttavia i tubi immaginati da Felice non presenterebbero filamento all’interno e avrebbero dei magneti alle estremità, andando a costituire uno strumento che avrebbe una vita media di circa trentamila ore (1250 giorni, ossia tre anni e mezzo).
Non saremmo di certo i primi ad adottarlo, noi campani, Anzi. Negli ospedali Sacco e San Raffaele di Milano, nell’Humanitas Gavazzeni di Bergamo e in altre strutture di Veneto, Piemonte e Sicilia, già dallo scorso maggio è sbarcato il robot Light Strike che stermina in cinque minuti, usando raggi ultravioletti allo xeno, non solo virus, batteri, spore e funghi, ma anche il temuto Covid-19. La ricerca del Texas nel Biomedical Research Institute ha evidenziato una riduzione del 99,99% del carico patogeno su superfici complesse: la sanificazione, molto importante nella fase 2 soprattutto in ospedali, cliniche e case di riposo, può dunque contare su un valido alleato in grado di entrare in azione in tutti quei luoghi chiusi che necessitano di un’accurata pulizia.