Ottaviano, Chiesa del SS. Rosario: la “Deposizione” di F. Curia e l’ “Adorazione dei Magi” del Boscoli

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Gli studiosi si confrontarono a lungo sull’attribuzione dei due quadri a Francesco Curia e a Andrea Boscoli.  I giudizi sul ruolo di Curia nella pittura napoletana prima dell’arrivo di Caravaggio a Napoli.  Cenni sulla storia della Chiesa del SS. Rosario: come nasce anche a Ottajano la leggenda del “munaciello”. Apre l’articolo la “Deposizione” di F.Curia.

 

La storia della Chiesa del Ss. Rosario in Ottaviano si sviluppa attraverso tutti i capitoli della storia della città. Mi limito a ricordare, in questo articolo, che contribuì alla sua costruzione Caterina dei Medici, regina di Francia, e che è stata sacrario e sepolcro dei principi di Ottajano.La chiesa e l’annesso edificio, che fu convento e poi  ha ospitato e ancora ospita istituti scolastici, furono amministrati prima dai Domenicani e poi dai Padri Perpetui Adoratori del SS. Sacramento: il fondatore e Superiore Generale dell’ Ordine, Padre Raffaele Fiorillo venne sepolto nella parte posteriore dell’altare maggiore: fu Ferdinando II a concedere l’autorizzazione, e il “rescritto del re” venne comunicato al sindaco di Ottajano proprio il giorno della morte di padre Raffaele, il 27 gennaio 1852. Alla figura di Raffaele Fiorillo è legata la leggenda del “munaciello”: non pochi Ottajanesi credettero che il suo spirito apparisse, preoccupato e silenzioso, sul tetto della chiesa, nelle notti di luna piena. Sebbene nel corso dei secoli e nei giorni terribili di eruzioni e di terremoti sia stata spogliata di quadri, di reliquiari e di arredi sacri, molti dei quali portavano come sigla lo stemma dei Medici, la chiesa conserva ancora un prezioso patrimonio di opere d’arte. Oggi parleremo di due quadri che si trovano nel coro. Sulla parete di sinistra c’è una “Deposizione” (cm. 315 x 355).

Nel 1968 Alfredo Marzano, incaricato dal prof. Raffaello Causa, Soprintendente alle Gallerie della Campania, consegnò al parroco don Pasquale Romano nove dipinti della chiesa, che la Soprintendenza aveva fatto restaurare. Nel verbale di consegna la “Deposizione” veniva attribuita, tra molti dubbi, a Marco Pino; e l’attribuzione era condivisa da Vito Librando, critico e docente universitario di Storia dell’Arte: a uno studente, a cui aveva assegnato come argomento della tesi la produzione di Marco Pino, il prof. Librando aveva consigliato di non trascurare il quadro custodito a Ottaviano. Nel 1971 Francesco Abbate attribuì l’opera a Ferraù Fenzoni, ma oggi è da tutti accettata la proposta di Giovanni Previtali, che non solo attribuì la “Deposizione” a Francesco Curia, che di Marco Pino fu allievo e collaboratore,  ma la giudicò una vera e propria sintesi dell’arte di questo pittore, il più grande del Cinquecento napoletano, prima dell’arrivo a Napoli di Caravaggio. L’ attribuzione proposta dal Previtali aveva il conforto dei caratteri fiamminghi del disegno, e della tessitura cromatica che Renato Ruotolo giudicò “dolce e pastosa”, e che si ritrova nell’ “Apoteosi del nome della Vergine”, nella Chiesa di Santa Maria la Nova, opera giudicata dallo studioso “una vera e propria antologia della pittura napoletana alla vigilia della venuta di Caravaggio”.

Sulla parete di destra c’è l’ “Adorazione dei Magi” ( cm. 350x 250) che Francesco Abbate attribuì a Andrea Boscoli, pittore fiorentino, vissuto tra il 1560 e il 1607. Il Boscoli, allievo di Santi di Tito, fu anche autore di splendidi disegni a matita, spesso lumeggiati con l’acquerello, secondo i moduli tecnici che i pittori fiorentini avevano imparato dai fiamminghi. Francesco Abbate vide nel quadro conservato a Ottaviano la sapienza nella definizione delle prospettive e la particolare tessitura cromatica che caratterizzano quadri dipinti sicuramente dal Boscoli, come la “Natività” di Fabriano e la “Madonna della cintola” di Macerata. E’ probabile che il quadro sia stato portato a Ottajano da Alessandro, il figlio dei primi signori del feudo, Bernardetto e Giulia Medici. A Roma, dove il Boscoli aveva lasciato un buon numero di quadri, Alessandro venne chiamato dal fratello del padre, che fu papa – papa Leone XI – per circa un mese, dal 1° aprile al giorno della sua morte, il 27 aprile del 1605. Il tema dei Magi piaceva ai Medici in modo particolare, perché essi amavano presentarsi come i Magi che avevano portato a Firenze e all’Italia tutta oro, incenso e mirra. Papa Leone era certo che i suoi nipoti sarebbero stati i Re Magi anche per Ottajano.