Marigliano, nel silenzio generale si demolisce la casa canonica della Parrocchia di San Nicola

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Sono iniziati sabato (20 ottobre 2018, ndr) i lavori di smantellamento della casa canonica della Parrocchia di S. Croce in San Nicola, situata in via Sant’Antonio, una stradina tranquilla a ridosso del centro, ultimo baluardo contro il vigoroso traffico del corso. Con la rimozione degli infissi lignei settecenteschi, provvisti anche di scuri, è ufficialmente iniziata l’opera di abbattimento dell’antica dimora che lascerà spazio a due edifici residenziali.

La notizia, appresa in realtà senza comunicazioni ufficiali da parte dell’Ente Ecclesiastico, ha gettato nello sconforto la comunità di San Nicola e buona parte della cittadinanza più attiva e sensibile ai temi dell’urbanizzazione selvaggia che sta monopolizzando l’attenzione in questi ultimi mesi. D’altro canto, la casa canonica in questione ha ospitato per decenni l’Azione Cattolica della parrocchia, il che ha contribuito a creare nel corso degli anni un contesto di accoglienza e condivisione non solo religiosa o spirituale ma soprattutto sociale, aperto alla comunità. In una città dove gli spazi e i luoghi per la socialità latitano o sono addirittura inesistenti, assistere inermi alla demolizione di una delle ultime roccaforti della partecipazione giovanile rischia di ferire a morte la collettività. Come se non bastasse, sabato pomeriggio, mentre al primo piano gli operai lavorano per smembrare il cuore nobile della casa, al piano terra i ragazzi dell’Azione Cattolica si riunivano ancora una volta, come se nulla fosse, in un contrasto stridente. Tutto questo è accompagnato da un fragoroso silenzio che parte dall’Ente Ecclesiastico Parrocchia di S. Croce in S. Nicola, nella persona del parroco Sebastiano Bonavolontà.  Dal Sindaco Antonio Carpino, da noi interpellato sulla questione, apprendiamo invece il dispiacere manifestato dal primo cittadino, il quale parla di “scelta discutibile” da parte della proprietà della casa canonica. “D’altronde – prosegue Carpino – l’Ufficio comunale preposto ha rilasciato la concessione nel rispetto della legge, dato che la Soprintendenza, pure interpellata nel corso degli anni, non ha mai ritenuto la dimora assoggettabile al vincolo per la tutela dei beni culturali. Personalmente mi rattrista dover constatare che una parrocchia con una funzione fondamentale per la comunità paghi lo scotto dell’applicazione del Piano Casa, in virtù del quale si sacrificano simboli identitari come quello di cui si parla. Dal canto nostro stiamo provvedendo a tutelare gli immobili più preziosi della nostra città anche allargando i centri storici, provvedimento che sarà adottato dal nuovo Piano Urbanistico Comunale in arrivo nei prossimi mesi e che garantirà la tutela e la valorizzazione degli stessi, estendendo adeguatamente i vincoli”.

Il permesso di costruire n. 52 del 26/10/2017, rilasciato dal Responsabile del Settore IV del Comune di Marigliano a Sebastiano Bonavolontà, legale rappresentante dell’Ente Ecllesiastico Parrocchia di S. Croce in S. Nicola, proprietario di due corpi di fabbrica in via Sant’Antonio, n. 8, identificati catastalmente al foglio di mappa n. 21 (particelle n. 275-817), valeva per un anno esatto e sarebbe scaduto il 26 ottobre: i lavori sono partiti eccezionalmente di sabato, appena 6 giorni prima della scadenza del permesso. Inoltre, nella dichiarazione congiunta del progettista e del proprietario (ossia il parroco) di assenza di vincolo monumentale-archeologico sul fabbricato esistente, datata 18 maggio 2016, alla voce Oggetto si legge: “Permesso di Costruire per intervento di ristrutturazione urbanistica con abbattimento e realizzazione ex novo di due edifici residenziali nel Comune di Marigliano (NA) alla via Sant’Antonio, n°8”. Tuttavia, gli interventi di ristrutturazione urbanistica, ai sensi dell’art. 3, co. 1, lett. f), T.U. sono quelli “rivolti a sostituire l’esistente tessuto urbanistico – edilizio con altro diverso, mediante un insieme sistematico di interventi edilizi, anche con la modificazione del disegno dei lotti, degli isolati e della rete stradale». Già dalla nozione emerge la diversità dagli interventi di ristrutturazione edilizia, con cui, di fatto, ha in comune solo il nome, visto che oggetto dell’intervento non è un immobile preesistente, ma un’intera area del territorio comunale a cui con un insieme sistematico di interventi viene data una nuova conformazione.

Grande è ovviamente  l’amarezza  di chi  ha avuto la fortuna e l’onore di frequentare la casa canonica di San Nicola e che  oggi è costretto ad abbandonare il luogo del cuore ed i ricordi a esso connessi.  “La casa canonica – ci raccontano-  è stata sede dell’Azione Cattolica per quasi dieci anni, quindi un intero decennio fatto di voci, volti, storie, risate, giochi, feste, pianti, incontri, lezioni, ma soprattutto storie e tanto altro, con alla base un cammino di fede.  Quanti volti tra queste mura, ognuno con una storia, talvolta anche difficile. Sotto il tetto della casa è avvenuto anche un incontro tra Islam e cattolicesimo, ma è stato possibile ascoltare anche storie di un paese come l’India. Se le mura di quella casa potessero parlare, racconterebbero le emozioni dei presenti nell’ascoltare una preghiera in arabo mano nella mano, cattolici e islamici insieme, uniti contro la paura dell’altro che oggi sembra così diffusa. Come dimenticare la sagra della polenta in onore di San Nicola, organizzata tra il portone e il cortile, e poi i preparativi per i mercatini, le raccolte alimentari per la Caritas  e , sopratutto, la rappresentazione della natività. Se quelle mura potessero parlare griderebbero tutto quel che è stato fatto e quel che ancora si sarebbe potuto fare. Quando l’uomo capirà che un edificio è anche la storia di un popolo, di una comunità, allora forse si smetterà di pensare solo ad abbattere per poi ricostruire, nella smania di cemento e denaro, e probabilmente il mondo sarà migliore. Se ristrutturata avrebbe potuto ospitare ancora tanti volti e tante storie, ma soprattutto avrebbe conservato ricordi e protetto tanti giovani che l’hanno sentita come una piccola oasi di pace e serenità dove rifugiarsi ogni volta. Dolore, rabbia, impotenza: questi sono i sentimenti che oggi accompagnano i ricordi, gli stessi che provano anche le persone anziane che raccontano la loro giovinezza tra i giardini di quella casa, quando si riunivano nel cortile per giocare o di quando si divertivano a scavalcare le mura del giardino per raccogliere qualche frutto. Storie di quasi settant’anni fa, quando non si correva ancora il pericolo di frantumare la propria identità sotto i colpi di un misterioso oblio”.