Marigliano, il bisogno di politiche agricole tra cambiamento climatico ed emergenza pandemica

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Scriveva Lev Tolstoj: “Solo col lavoro agricolo può aversi una vita razionale, morale. L’agricoltura indica cos’è più e cos’è meno necessario. Essa guida razionalmente la vita. Bisogna toccare la terra”. E dove può avere più senso toccare la terra se non in una città che gode di una superficie di ben 22,58 chilometri quadrati, di cui almeno due terzi sono campagna, coltivata o in completo stato di degrado e abbandono?

Marigliano è stata per lunghissimo tempo un polo europeo di coltivazione ed esportazione di patate e pomodori, fino a quando, a partire dal secondo dopoguerra, l’agricoltura subì un gravissimo danno provocato dalla dorifora (meglio conosciuto come parassita della patata): la produzione di tuberi, all’epoca l’ortaggio più coltivato insieme al pomodoro San Marzano, fu devastata per anni, causando enormi ripercussioni sull’economia della zona soprattutto negli anni cinquanta del Novecento ed esasperando la situazione fino ai famigerati tumulti del 1959 noti come “Rivolta delle patate”.

Oggi la dimensione contemporanea che ci ritroviamo a vivere, stretta nella morsa dei cambiamenti climatici e dell’emergenza pandemica, induce a riflettere anche sul ruolo dell’agricoltura in un territorio ancora fertile ma devastato da una chirurgica azione criminale (reati ambientali) e una complice assenza di politiche agricole e visione. Ad incidere su problemi atavici, come pioggia che cade sul bagnato, anche la gelata fuori stagione che ha colpito le colture mariglianesi, e non solo, nella notte tra il 15 e 16 aprile scorso, in piena emergenza Coronavirus ma soprattutto a pochissimi giorni dai primi, preziosi trapianti.

Tra coloro che hanno letteralmente versato lacrime dinanzi alla straziante immagine della terra bruciata da un freddo inatteso, c’è anche Massimiliano Cerciello, fattore dell’azienda agricola “Acqua e Sole”. A lui abbiamo chiesto un parere su quali debbano essere oggi le misure da adottare per salvaguardare l’agricoltura e dare nuovo impulso al settore: “Sarei propenso a incentivare le aziende del territorio affinché con un numero di colture assegnate (estive ed invernali), piegandosi anche alla logica del sottoserra pulito, si possa produrre il fabbisogno cittadino e soddisfare anche quello dei paesi limitrofi, senza andare a prendere merce estera o fuori regione, se non in caso di necessità. Autosussistenza per la città: probabilmente è una chimera, ma è quello che sogno per il mio Meridione. Certo, forse tutto questo non rispecchia le politiche commerciali della globalizzazione, ma a me non interessa perché io produco zucchine e tu consumatore le compri da me: non tollero il discorso di andare a comprare zucchine spagnole perché sottoprezzo, non è quello che voglio. Quello che voglio è un po’ la Città del Sole di Tommaso  Campanella, in fondo qui da noi al sud ne abbiamo in abbondanza”.

L’agricoltura è un patrimonio imprescindibile della storia e dell’economia di questa terra, ma è soprattutto una consuetudine quotidiana fatta di impegno, fatica, sudore, passione. Di conseguenza anche la politica deve saper offrire un’azione che sia ordinaria e non soltanto straordinaria. Da questo punto di vista, una volta tornati alla cosiddetta “normalità”, riprenderà il percorso di valorizzazione delle produzioni territoriali accomunate dal marchio geografico collettivo creato nei mesi scorsi su iniziativa dell’amministrazione: Terre di Eccellenza – Marigliano. Un marchio che nasce per salvaguardare la ricchezza delle terre mariglianesi e garantire la qualità dei prodotti, valorizzandone la filiera di provenienza e alimentando la buona pratica del chilometro zero.

“Una bella iniziativa grazie alla quale finalmente qualcosa si sta muovendo”, come sottolinea anche Massimiliano Cerciello, uno dei più attivi fautori dell’operazione.

Nel frattempo, mentre sui social si moltiplicano gli appelli, anche e soprattutto lanciati dai più giovani, affinché si diano in gestione terreni incolti presenti sul territorio mariglianese per agevolare la produzione di prodotti agricoli biologici e venderli esclusivamente in città, il Comune di Marigliano, con delibera di giunta n.54 del 17 aprile 2020, ha avanzato alla Regione Campania una richiesta di riconoscimento dello stato di calamità naturale per le aziende agricole del territorio, in seguito agli enormi danni procurati alle coltivazioni dalla gelata tardiva.

Queste le considerazioni di Vito Lombardi, agronomo e presidente del Consiglio Comunale di Marigliano: “Un evento inaspettato e quasi storico che rischia di mettere in ginocchio un settore fondamentale per il nostro territorio. Ingenti sono stati i danni che incideranno per oltre il 60-70% sui ricavi delle nostre aziende agricole, in particolar modo sulla coltivazione della patata, coltura principale del nostro areale e simbolo per le nostre aziende. Sappiamo bene che il momento non è semplice ed è di forte emergenza ma confidiamo nella possibilità di far attingere al fondo di solidarietà nazionale per scongiurare il fallimento di molte aziende del comparto”.

Nel frattempo l’amministrazione guidata dal sindaco Carpino continua a non avere un assessore alle politiche agricole, dopo le dimissioni di Raffaele Coppola avvenute lo scorso gennaio. Le azioni promosse dall’assessorato fino al momento delle dimissioni non sono state molte, tuttavia è difficile programmare iniziative e riuscire a incidere, soprattutto in un momento così delicato, senza il supporto di una figura che possa fare da faro nella tempesta e condurre il settore in un porto sicuro, valorizzando il tesoro mariglianese, quella terra che bisogna tornare a toccare, come sollecitava Tolstoj.