Marigliano, cittadini allo sbaraglio nella lotta al coronavirus: struttura comunale in affanno

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Qualcuno in città si chiede se l’emergenza pandemica sia ormai ridotta a una mera conta di nuovi contagiati, guariti e positivi attivi da COVID. La domanda sorge spontanea, avrebbe detto Antonio Lubrano: siamo ancora in emergenza? Stando all’atteggiamento dell’ente comunale, no: tant’è che, come confermato dal presidente del Nucleo Operativo di Emergenza “La Salamandra”, Peppe Sepe, il numero 0818858605 del centralino COC (Centro Operativo Comunale) è stato disattivato dopo che per due settimane non sono pervenute chiamate.

Ora pare che l’amministrazione stia correndo ai ripari per consentirne la riattivazione, anche se la gestione quotidiana delle chiamate dipende dall’azione dei volontari di protezione civile (non tutti impegnati allo stesso modo, tra l’altro), e non da un servizio ad hoc erogato dall’ente comunale, o magari dall’Asl, che ha comunque attivato i suoi numeri.

Eppure, come sottolinea lo stesso Sepe de “La Salamandra”, particolarmente attiva sul territorio, il servizio offerto dall’assistenza sanitaria a domicilio prosegue e al momento sono diverse le terapie attive. Non solo, basta scorrere l’albo pretorio comunale per rendersi conto che sono ancora tante le ordinanze di “Sorveglianza attiva e permanenza domiciliare per rischio COVID-19” pubblicate a giorni alterni: i documenti non sono cliccabili, per evidenti motivi di privacy, ma il problema dei cittadini è che non tutti vengono contattati dall’ente comunale per essere informati in merito ai comportamenti da osservare, laddove si attivi la messa in quarantena. Oppure succede, ma dopo che sono trascorsi giorni (anche otto) dall’effettiva pubblicazione dell’ordinanza: e questo, manco a dirlo, diventa un problema serio, causato verosimilmente dallo scarso numero di personale addetto alla mansione in questione.

Il comandante della locale polizia, da noi contattato, ha confermato che l’emergenza sanitaria è ancora in atto, nonostante la disattivazione del numero comunale, e ha sottolineato che gli agenti non hanno l’obbligo di informare i genitori di un bambino la cui classe è stata messa in quarantena (ma lo fanno bonariamente). Esiste invece l’obbligo di notificare una ordinanza di permanenza domiciliare, e nei tempi imposti da un’emergenza come quella pandemica che stiamo vivendo: ricordiamo che il mancato rispetto delle misure previste può costituire una violazione dell’ordinanza che rientra nella fattispecie dell’articolo 650 del codice penale.

I dati del bollettino COVID 19 della città di Marigliano, come comunicato dal sindaco Jossa in un recente aggiornamento del 30 gennaio scorso, rispetto al giorno 25 gennaio restano stabili con 71 casi attualmente attivi. Un trend in leggera discesa, che rincuora, ma che sicuramente non può portare a pensare che l’emergenza sia finita, anche perché nel frattempo le scuole hanno riaperto, e come ha confermato anche l’Asl locale, proprio il ritorno in classe degli studenti rischia di accelerare una ripresa dei contagi. Un pericolo che mette in difficoltà anche la precaria organizzazione messa in piedi dal comune, che ha sostanzialmente demandato la gestione della crisi alla protezione civile, impegnata su più fronti e quindi non sempre in grado di offrire un servizio (volontario) scrupoloso ed efficiente.

Insomma, va bene la conta, passata, presente e purtroppo anche futura, ma dove sono i servizi per la comunità?
Sarebbe spiacevole dover essere portati a pensare che l’emergenza, per la politica, consista soltanto nella preziosa occasione di distribuire buoni e praticare assistenzialismo.
Pensiamo, per esempio, alla raccolta dei rifiuti presso le abitazioni con pazienti COVID in isolamento: come disposto dalla normativa vigente, in particolare dalle indicazioni dell’Istituto Superiore della Sanità, i rifiuti prodotti da persone in quarantena, positive, non possono essere differenziati, bensì conferiti indistintamente in due sacchetti, all’interno dei contenitori consegnati dall’impresa appositamente incaricata della raccolta, che è personalizzata per ogni nucleo familiare e avviene ogni lunedì e giovedì.
Tuttavia, se le informazioni in possesso dell’operatore e del cittadino coinvolto non collimano, come si può convergere nelle intenzioni ed efficientare le azioni di entrambi?

Insomma, i cittadini vivono una situazione di disagio e ad alimentarla sembra essere uno scarso sistema informativo e di comunicazione, oltre a una organizzazione tutt’altro che capillare: vuoi vedere che alla fine l’unica emergenza ancora in piedi è quella che attanaglia il coordinamento delle istituzioni ormai da tempo immemore?