Ci lascia Marcello Colasurdo. Il cantore della tradizione che si fa presente, della nostra Muntagna fatta ‘e lava, delle istanze del movimento operaio dell’alfa sud, delle jute dei femminielli a Montevergine, dei palchi internazionali e delle bettole di periferia.
Lo ricordo per il suo entusiasmo travolgente tra canti, tammurriate e barzellette nel pullman insieme ai compagni di Rifondazione comunista di Pomigliano D’Arco e di Somma Vesuviana per una manifestazione di fine anni novanta. Lo ricordo per le strade della capitale, attaccato alla sua tammorra sonante, cantare tammurriate miste a cori antifascisti e anticapitalisti. In quell’occasione mi raccontò del suo avere affrontato senza remore l’abate di Montevergine. Quell’anno aveva deciso di non fare entrare i femminielli in Chiesa ma il suo intento fallì miseramente dopo l’irruzione di Marcello e della sua fedele tammorra al grido di: “La Madonna ci ama per come siamo e tu da qua non cacci via nessuno”.
La sua empatia mi si palesò in almeno altre due occasioni. In sala consiliare a Pomigliano D’Arco nel corso della proiezione di un emozionante documentario dedicato a Fabrizio De André e in Piazza a Somma Vesuviana quando mi disse che avrebbe dedicato una Fronna a Mia Martini poiché in quel concerto sarebbe stato un canto libero per una donna senza padroni. Ciao grande talento di grande uomo, empatico e combattivo.
Dalle 15.30 di oggi pomeriggio nella Chiesa di San Felice di Pomigliano D’Arco sarà possibile portargli l’ultimo saluto e alle 17.00 verrà celebrato il rito funebre.