Impugnata la riapertura del Condono Edilizio in Campania

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Il Cdm blocca la sanatoria per incostituzionalità, ora sta alla Corte Costituzionale deliberare.

 

Il Condono è un istituto giuridico tramite il quale i cittadini che vi aderiscono possono ottenere l’annullamento, totale o parziale, di una pena o di una sanzione. Abitualmente viene emanato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze; la ratio alla base di tale provvedimento è assicurare un gettito extra alle casse dello Stato, spingendo praticamente i cittadini colpevoli di un’infrazione, di natura diversa a seconda della tipologia di condono, ad autodenunciarsi.

 

Oltre a quello fiscale, che serve esattamente a far rientrare i capitali esteri, pensiamo al condono edilizio, negli ultimi giorni nell’occhio del mirino dell’opinione pubblica, della regione Campania e del Governo.
Con il condono edilizio si possono sanare, previa autodenuncia, fenomeni di abusivismo di natura edile; le domande di regolarizzazione rientrano nelle competenze delle Amministrazioni locali. Con la Legge Regionale 10/2004 si volevano riaprire i termini del condono,spostando il termine dal (già scaduto) dicembre 2006 al dicembre 2015, per pronunciarsi sulle pratiche dei condoni del 1985 e del 1994.

 

L’idea è quella di riaprire le pratiche relative a quelle annate ma non esaminate per mancanza di tempo e velocizzare le procedure: respingendo la sanatoria in caso di inedificabilità assoluta (chiaramente per vincoli antecedenti alla realizzazione dell’opera) e concedendola in caso di inedificabilità parziale senza passare per il consenso delle Amministrazioni preposte alla tutela dei vincoli.

 

Nei fatti tale legge avrebbe regolarizzato tutta una serie di costruzioni prive di autorizzazioni, ammettendo abusi anche eventualmente successivi come ampliamenti o completamenti di opere; per di più la possibilità che tali costruzioni si trovino proprio all’interno del Parco Nazionale e della zona rossa non è irrisoria: uno studio di Legambiente, infatti, stima circa 1000 scheletri di cemento abusivi nei 13 comuni facenti parte del Parco.

 

#cementoCampaniatitengodocchio è l’ashtag lanciato da Legambiente Campania per invitare i cittadini onesti a denunciare opere edilizie abusive o sospette; tale campagna è stata ampiamente sposata da Green Italia, il quale ha contribuito a fare forti pressioni sul Governo affinché quest’ultimo bloccasse questo scempio, o meglio evitasse di legittimare uno scempio già compiuto.
Il Consiglio dei Ministri aveva già impugnato tutta una serie di leggi regionali pubblicate nell’Agosto 2014, faceva specie che non avesse impugnato proprio quella relativa al condono edilizio, nonostante fosse stata pubblicata nello stesso periodo e nonostante l’esplicita richiesta da parte del Ministero dell’Ambiente al Ministro degli Affari Regionali di proporre l’impugnativa alla Corte Costituzionale.

 

Finalmente l’impugnativa da parte del CdM è arrivata e l’argomentazione principale è la violazione dell’articolo 117 della Costituzione. I vizi di incostituzionalità della norma regionale riguardano:
– la non considerazione dei vincoli di inedificabilità “relativi” e plausibilmente posti successivamente alla realizzazione dell’abuso;
– uno straripamento di competenze, da parte della Regione, in materia di governo del territorio.

 

Il Governo parla della legge di Caldoro come una disposizione “sotto mentite spoglie di una proroga” e “manifestamente irragionevole e sproporzionata” poiché sostanzialmente la riapertura del condono edilizio avrebbe generato ulteriori danni determinando un peggioramento della tutela territoriale, il tutto entrando in competenze tipicamente di leggi statali.
L’ultima parola sarà però della Corte Costituzionale, che deciderà definitivamente se riaprire o meno i termini del condono.