Il romanzo “Mafalda di Savoia”: un inno al valore della Memoria.

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Il romanzo “Mafalda di Savoia”: un inno al valore della Memoria.

 

OTTAVIANO – Mercoledì 17 novembre, a Ottaviano, nel Palazzo Medici è stato presentato il romanzo di Antonio Masullo di cui è protagonista la principessa Mafalda, figlia di Vittorio Emanuele III e di Elena di Montenegro, deportata dai nazisti nel lager di Buchenwald, dove morì tragicamente. La presentazione è stata organizzata dall’ “ArcheOttaviano”, di cui è presidente la prof.ssa Giovanna Andreoli.

 

Dopo i saluti istituzionali dell’assessore del Comune di Ottaviano prof. Biagio Simonetti, dell’avv.ssa Rosa D’Ambrosio, delegata alla Cultura, e dopo quelli della prof.ssa Giovanna Andreoli, organizzatrice della manifestazione, l’avv. Antonio Masullo, autore del romanzo “Mafalda di Savoia, la perla di Buchenwald” e Carmine Cimmino, rispondendo alle domande della moderatrice prof.ssa Mariarosaria Casolaro, hanno illustrato al pubblico aspetti significativi dell’opera. Antonio Masullo ha ricordato che la sua attenzione per i campi di sterminio nazisti, ai quali ha dedicato anche il romanzo “Shoah. La cintura del male”, venne sollecitata dall’incontro che egli ebbe con alcuni sopravvissuti, e ha annunciato che nell’opera che concluderà la trilogia verrà trattato un tema affascinante: quell’esoterismo che occupò un ruolo fondamentale nell’ideologia di Hitler e di importanti gerarchi della Germania nazista.

Mafalda, che aveva sposato Filippo d’Assia, un hitleriano convinto, venne arrestata dai nazisti e deportata a Buchenwald nel 1943, dopo che il padre aveva firmato l’armistizio di Cassibile e posto fine all’alleanza con la Germania. Carmine Cimmino ha sottolineato la struttura particolare del romanzo: gli ultimi giorni di Mafalda vengono raccontati molti anni dopo da una sua compagna di prigionia Mara- Noemi Jenkins alla sorella Lele – le due sorelle si sono incontrate dopo decenni di separazione-e il racconto di Mara- Noemi è costruito sulla lettura di alcune lettere di Mafalda e sui ricordi personali.

Dunque, la ricostruzione muove dai punti di vista dei personaggi del romanzo, e a questi punti di vista l’autore con grande abilità adegua stile e linguaggio. Mafalda parla di sé con una “prosa” in cui il ritmo delle frasi e gli intarsi del lessico rivelano  – ha detto Cimmino – non solo la sofferenza della donna, della sposa e della madre, ma anche la sua ricchezza interiore e la forza d’animo con cui ella difende la propria “persona” dal progetto dei carnefici di violarla e di annullarla, e anzi l’arricchisce con nuovi propositi, con nuove idee, attraverso un confronto libero e coraggioso con il proprio passato. I toni e i colori della prosa di Antonio Masullo sono stati resi con la consueta bravura da Gianni Sallustro, Maestro dell’arte della recitazione, capace di evocare davanti agli occhi dei presenti, con calibrate variazioni della voce, la “figura” stessa del personaggio: perché, alla fine, anche un romanzo è opera teatrale. Dunque, Mafalda vuole rendere perpetua la Memoria di quello che ha visto e ha subito a Buchenwald, perché “non può esserci Storia senza Memoria; senza Memoria non esiste alcun futuro per l’ Umanità. Ricordatelo sempre, Noemi: fra non molti anni, alcuni arriveranno ad asserire il contrario di tutto, rendendo farraginoso, attraverso teorie negazioniste e non, qualsiasi evento certo che sia accaduto nel corso del tempo….soltanto la Memoria potrà restituire l’adeguata dignità storica alla verità e all’Umanità tutta.”. Mafalda costruisce consapevolmente questo suo nuovo e drammatico ruolo, questo suo diventare “madre di se stessa”, pronta a sacrificare sé stessa non solo per i figli, ma anche per il popolo italiano: “poter ritornare indietro non è possibile e quindi non mi rimane che raccontare ciò che i posteri non sapranno mai, se non gli arriveranno le mie parole di oggi”. Splendida è la pagina – splendidamente “recitata” da Gianni Sallustro – in cui viene descritta la reazione di Mafalda agli insulti di un militare delle SS.

“Senza scomporsi, con i suoi abiti da prigioniera, smagrita e indebolita, ma con occhi infervorati e pieni di rabbia e di orgoglio” Mafalda rispose “in perfetto tedesco” a colui che l’aveva oltraggiata: “ Sì, è vero, io morirò in questo lager, e non ne uscirò viva. Ma la mia memoria, quella della mia casa, del mio operato dentro e fuori da questi chilometri di filo spinato, non ottunderanno il mio ricordo per i posteri: io sono figlia, moglie e madre del Paese a cui appartengo e che certamente non si dimenticherà di ciò che sono stata, e che continuo a essere, soprattutto in questo letamaio infernale.”. Alla fine, applausi convinti per tutti:  del resto, il nostro tempo ha bisogno che qualcuno ripeta ogni giorno quanto siano importanti la Verità e la Memoria. Un applauso speciale è stato dedicato dal pubblico a Giovanna Andreoli, come giusto segno di riconoscenza per la passione, per la competenza e per lo stile con cui la presidente di “ArcheOttaviano” promuove l’attività culturale nel nostro territorio.