Gli abitanti di alcuni quartieri hanno sperimentato la violenza di un saccheggio sistematico, che ha innescato un aspro dibattito politico. I consiglieri di opposizione hanno sollecitato, per primi, l’attenzione del Prefetto. Sono state organizzate ronde di cittadini. Il problema dei “pali” che forniscono notizie ai mariuoli…
La campagna condotta da una manica di mariuoli contro le case di Ottaviano ha suggerito agli Ottavianesi riflessioni assai amare, perché, quando la violenza colpisce la dimensione reale della vita quotidiana, e cioè i beni materiali, l’intimità dell’abitazione, la serenità del sonno, nulla può frenare l’ira delle vittime e la protesta contro le istituzioni. Un amico mi raccontava che, una settimana fa, mentre un elicottero della polizia rumorosamente sorvolava Ottaviano e le sue luci rischiaravano le tenebre della sera e ai cittadini preoccupati il sindaco diceva, su “fb”, di stare calmi, poiché era in corso un’operazione di “Alto Impatto”, proprio allora i mariuoli saccheggiavano una casa nei pressi di piazza Mercato. L’amico condiva il racconto con battute sarcastiche – a che serve un elicottero che fa tanto rumore? L’elicottero tornerà anche domani e dopodomani? Ma lo sanno che questi rubano in pieno giorno? -: cercai di indurlo a immaginare che il rumore dell’elicottero facesse paura ai ladri, li spingesse a fuggire, e li portasse nella rete di carabinieri e poliziotti che aspettavano in silenzio, proprio come nelle battute di caccia dei nobili il latrato dei cani e lo strepito dei corni servivano a stanare la volpe. Ma non lo persuasi. Lo diceva già la buonanima di Aristotele: allo Stato i cittadini chiedono, prima di tutto, la sicurezza della loro vita e dei loro beni. E se questa sicurezza non c’è, il rispetto per l’istituzione scricchiola e vacilla.
Ci sono stati momenti di tensione: gli abitanti di alcuni quartieri hanno ingaggiato guardie private, ed è stato organizzato un servizio di ronde, che credo funzioni ancora. Mi dicono che il sindaco stesso ha partecipato alle perlustrazioni notturne. Mi auguro che, quando la tensione si raffredderà e i mariuoli verranno affidati alle patrie galere, i rappresentanti delle istituzioni politiche ottajanesi promuovano una serie riflessione su come l’intera vicenda ha incominciato a modificare lo spirito civico di una città che inalbera e agita al vento, in ogni occasione, il vessillo della legalità. Gli studiosi l’hanno previsto : la crisi finanziaria iniziata nel 2006, la globalizzazione, le migrazioni di massa e il terrorismo islamico stanno modificando, in Occidente, i valori tradizionali della democrazia e la sostanza culturale e giuridica della legittima difesa: ma il disegno dei nuovi modelli di comportamento non può essere affidato all’arbitrio dei singoli. Sarebbe il caos. “Vi ricordate di quando dormivamo con le porte aperte, e nessuno si permetteva di rubare, manco ‘na spingola..”: questa litania è stata recitata in coro dagli Ottajanesi per giorni, e ripetuta non appena si diffondeva la notizia di un nuovo furto.
Bisogna anche dire che in questa storia il sindaco avv. Luca Capasso si è fatto sorprendere in contropiede dal dott. Andrea Nocerino e dagli altri consiglieri dell’opposizione, i quali, nei giorni di saccheggio continuato, sono stati i primi a sollecitare ufficialmente l’attenzione del Prefetto e l’intervento del Comitato Provinciale per la sicurezza. Uno degli “arcana imperii” dei sindaci di questa stagione politica è la presenza costante sul territorio, è l’esercizio di una specie di “patronato” attento a cogliere i problemi del quotidiano, e a promettere e a cercare le soluzioni. E’ un “abito” che il sindaco di Ottaviano indossa, dicono i suoi ammiratori, con naturalezza, perché si adatta a un lato del suo temperamento: ricordo che all’inizio del suo sindacato l’avv. Capasso si appostava di notte per sorprendere in flagranza di reato i delinquenti che venivano a depositare lungo le strade di Ottaviano sacchi di rifiuti di ogni genere. Ma forse proprio per questo “abito” gli è stato difficile “accettare” subito una vicenda che mette in discussione l’efficacia della sua strategia: la partecipazione alle ronde è servita anche a sanare quella iniziale incertezza. E poi è questo uno dei due momenti – l’altro è la festa di San Michele – in cui il sindaco passa una mano di fresca e vitale vernice sui colori della sua Amministrazione: i Mercatini al Castello, gli spettacoli natalizi di scuole e di associazioni, le gite a Napoli e le letterine dei bambini della primaria: insomma, un tripudio di primi piani, di applausi, di abbracci, l’esaltante piacere della partecipazione in cui verrebbe fatalmente coinvolto anche il più schivo e riservato dei sindaci. E i mariuoli ti rovinano tutto spogliando le case proprio nei giorni della festa.
Non si sa quale sia la nazionalità dei saccheggiatori: la vicenda dell’albanese precipitato dalla finestra dell’appartamento che aveva svaligiato consente solo di formulare sospetti. In ogni caso, nelle prime due settimane di dicembre i ladri hanno condotto contro alcuni quartieri della città una campagna di saccheggio sistematica, studiata a tavolino. Ieri una signora, anche lei vittima di un furto, ha rivelato in un “post” di aver notato sul marciapiedi davanti casa, qualche giorno prima che vi entrassero i mariuoli, una striscia di vernice. Racconta Abele De Blasio che di simili segnali si servivano, sul finire dell’Ottocento, anche i “pali” dei ladri napoletani: essi avevano il compito di individuare e di “segnare” le case che meritavano una visita, di controllare le abitudini di chi vi abitava, di far la guardia mentre i ladri erano all’opera. Lungo è l’elenco, dice De Blasio, dei mariuoli catturati dalla polizia grazie alle denunce dei “pali”, i quali si vendicavano in questo modo dei mariuoli che nella “spartenza” si comportavano da “pigliatutto”. “Fa ‘o palo ò pintone”: fa “il palo” all’angolo del palazzo: nel nome è il destino di queste spioni, che passano ore appostati nelle loro “vedette”: la campagna di saccheggio condotta contro le case di Ottaviano è disegnata e guidata da personaggi che conoscono minuziosamente, per esperienza diretta e quotidiana, il territorio, gli usi, i costumi e il patrimonio degli Ottavianesi. Essi sono la vera testa del drago.
Qualcuno su “fb” ha protestato anche contro la fievolezza della pubblica illuminazione. Sappiano tutti – ce lo spiegò tempo, sempre su fb, un signore che pareva esperto in materia – sappiano tutti che l’intensità della pubblica illuminazione è quella prevista dalla legge: è finita la pacchia, sono finiti i tempi in cui i lampioni irradiavano fiotti di luce così intensi che attraverso le finestre illuminavano anche le private abitazioni e permettevano agli inquilini risparmi cospicui sulla bolletta Enel. Ma spero che nessuno osi accusarci di furto di luce: noi Ottavianesi abbiamo commesso, nei secoli, tutti i reati previsti dai codici, ma nessun Ottavianese mai fino ad oggi è stato non dico pubblicamente accusato, ma nemmeno sospettato di aver rubato la luce, di aver attaccato il suo contatore Enel ai fili della pubblica illuminazione. Date a Cesare quello che è di Cesare…