I “Cittadini per il Parco” riscoprono i frutti di fine estate

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Uva Catranesca che pende dai filari nella campagna di Rione Triesta

Il movimento civico di “Cittadini per il Parco” riprende con le sue attività di “Girando intorno al Vesuvio”, le attività di tutela e divulgazione del patrimonio agricolo del Vesuviano. Questa volta si fa tappa a Somma e a San Giuseppe Vesuviano per entrare nel mondo di noci, nocelle e sorbe.

Passare dallo scempio del territorio a un qualcosa che invece lo esalta ti da un senso di ebrezza, ti mette in una posizione di estatica incredulità, che solo a distanza di giorni riesci ad assimilare. Questo è ciò che mi è successo domenica scorsa quando reduce dalle fiamme delle pinete di Torre del Greco e al netto del vino ingerito mi sono trovato in una amenità rurale che mi ha rinfrancato ma allo stesso tempo turbato per il suo splendido contrasto.

Ho partecipato a questo nuovo evento di Cittadini per il Parco denominato “Girando intorno al Vesuvio – il Parco agricolo” e assieme ad una cinquantina di persone ho potuto rivivere colori, odori e sapori di quelli che furono gli stessi della mia gioventù e ho potuto, allo stesso tempo, capire che non solo c’è ancora del buono e del bello all’ombra del Vesuvio ma c’è ancora gente che oltre al preservarlo ama farlo conoscere e, sia ben chiaro, non solo per questioni meramente economiche.

C’è gente che ti apre le porte di casa per quel sacrosanto principio dell’ospitalità che vige ancora qui da noi e che ci lega a quel mondo greco che tanto vantiamo e poco conosciamo, e c’è ancora gente che con orgoglio ama mostrare i frutti del proprio lavoro, lavoro artigianale, lento ma di valore perché radicato ai tempi e i valori delle proprie radici.

Domenica, la splendida iniziativa del movimento civico ha fatto conoscere ai presenti, oltre i frutti tardivi della nostra estate, anche due realtà dell’economia locale, due antiche masserie, due luoghi vetusti ma aggiornati alle necessità del moderno e allo stesso tempo capaci di portare avanti i sapori veri di una volta. La prima visita è stata quella a Masseria Romano a Rione Trieste, attiva e troppo spesso abbandonata frazione di Somma Vesuviana. Chi ci accoglie è Gaetano Romano il titolare dell’azienda, un uomo che ha lasciato una precedente attività di prestigio e responsabilità nel campo dei trasporti internazionali e ha deciso di tornare alle sue radici, là dove era nato e là dove era cresciuto riallacciando quel metaforico cordone ombelicare che forse rischiava di essere definitivamente tagliato. Gaetano, accompagnato da tutti i suoi familiari, è stato un padrone di casa e una guida paziente rispondendo a tutte le domande dei visitatori, interessandoli e sbalordendoli con la semplice bontà della nostra terra. Una visione nuova sui nostri prodotti più conosciuti come le tante varietà di noci e d’uva ma non lesinando una menzione a quei frutti il cui consumo va ormai scomparendo come il corbezzolo, il carrubo, la cotogna, il sorbo e l’azzaruolo.

La visita prosegue presso un’altra splendida realtà locale ma stavolta ci si sposta a San Giuseppe, a ridosso della famigerata Zabatta, in un contesto cittadino, dove inaspettatamente si apre la verde e antica dimora di Pier Francesco Ammendola, altro eccellente padrone di casa e cicerone instancabile. Qui conosciamo Nonno Luigi e zio Ciccio che ci inoltrano nell’arte del piennolo e in quella della raccolta e conservazione delle nocciole vesuviane. Oltre ad alberi centenari e ormai rari per la loro sostituzione con essenze più remunerative per un mercato globale e omologato, Pier Francesco alleva e accoglie anche alcuni animali da cortile tra i quali Peppeniello, l’autentico ciuccio napoletano.

Appagati dal buon cibo della mamma di Pier Francesco, dei prodotti della loro terra e dei dolci sani e buoni di Libera Feola, la contadina clandestina, come ama essere chiamata, siamo tornati a casa, ebbri di catranesca e felici per aver potuto conoscere un aspetto della nostra terra ancora sano, vero e soprattutto vivo.

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