Una settimana fa gli alunni dell’Istituto Alberghiero hanno visitato il Palazzo Medici, l’Oratorio e la Chiesa di San Giovanni, attraversando quartieri storici di Ottaviano. E’ stata un’esperienza interessante, per i ragazzi e per gli accompagnatori. Del resto, scriveva Massimo Montanari che la bellezza e l’interesse dei luoghi rendono più intenso il piacere della tavola. Apre l’articolo l’immagine di una sala di Palazzo Medici.
Alla “passeggiata”, organizzata dalla prof.ssa Marilina Perna per gli alunni di I e II C e di I D, hanno partecipato anche i docenti Salvatore Cutolo, Biagio Bifulco e Antonella Simonelli.
I tre “luoghi” visitati sono il simbolo di tre fasi diverse della storia di Ottajano, nei tempi in cui, comprendendo anche i territori di San Giuseppe e di Terzigno, e sfruttando con saggezza la potenza dei Medici, la città era una delle più importanti del territorio tra Napoli e Caserta. Della potenza dei Medici il Palazzo è documento perfetto: i ragazzi hanno osservato con ammirazione le tracce degli affreschi “pompeiani” disegnati e dipinti dal Mozzillo, e diventati, per la loro bellezza, un modello per le ville vesuviane del ‘700, “luoghi di riposo e di lavoro”. Nell’”Oratorio” le famiglie ricche e potenti della “Terra Vecchia” esercitarono a vari livelli la carità cristiana distribuendo pane, carne e verdure alle famiglie povere e doti anche cospicue alle ragazze che volevano sposarsi, ma non avevano i mezzi per coronare il sogno. Ed ha un profondo significato il fatto che al centro del quartiere dei ricchi e dei potenti l’Oratorio ricordava a tutti, con i suoi riti, con i suoi affreschi (vedi immagine in appendice), con lo “scolatoio” per i corpi dei defunti la presenza incancellabile della morte. San Giovanni fu, da subito, la Chiesa dei “nuovi ricchi”, dei borghesi che costruivano mobili e botti, vendevano il vino che conservavano nelle grotte di via San Severino, lavoravano tessuti e costruivano edifici dovunque usando il tufo prezioso che regola la temperatura. E poiché San Giovanni è il protettore di Firenze, i Medici non fecero mancare alla Chiesa protezione e offerte: il telero del soffitto, la tela dell’altare maggiore, la scultura di Cristo crocifisso, l’organo ad acqua che è una preziosa reliquia del passato. Come si sa, gli studenti di oggi non godono di buona stampa, soprattutto quando li si costringe a confrontarsi con la storia dei luoghi e con l’arte: è un discorso complesso, e spesso si addossano ai ragazzi colpe che sono della scuola. I ragazzi dell’ Istituto Alberghiero e i loro docenti meritano un elogio: hanno osservato con manifesta attenzione non solo gli affreschi del Mozzillo e lo spettacolo della pianura nolana che si apre allo sguardo di chi si affaccia ai balconi del Palazzo Medici, ma anche i palazzi dei due Centri Storici, le opere d’arte, il drammatico Cristo crocifisso della Chiesa di San Giovanni e, quando sono entrati nella camera dell’Oratorio con lo “scolatoio” per i morti, hanno manifestato, con un intenso silenzio e con l’espressione del volto, i sentimenti dettati dal luogo drammatico. Del resto gli alunni dell’Istituto Alberghiero di Ottaviano sanno bene quanto sia vero ciò che scrive Massimo Montanari, e cioè che la conoscenza dei luoghi e della loro storia rafforza e “nobilita” il piacere della tavola: nei giorni sacri a San Michele gli Ottavianesi “sentono” nella “pasta e piselli” un qualcosa che gli altri non avvertono, e gli alunni dell’Istituto che porta il nome di Luigi de’ Medici trovano nel vino “lacrima” profumi, toni e finezze particolari. So che la prof.ssa Marilina Perna e i suoi colleghi non si fermeranno.