E’ il primo dei quattro “incontri con l’autore”, organizzati dall’ Assessorato alla Cultura. Presentato da Gerardo Santella, il romanzo di Luigi Romolo Carrino descrive una donna coraggiosa che decide di non arrendersi ai meccanismi del vivere violento.
La sala Consiliare “Pasquale Cappuccio”, gli ultimi giovedì del mese, ospita l’iniziativa promossa dall’Assessore alla Cultura e alla P.I., Marilina Perna, “Incontri con l’autore”. Ad inaugurare il percorso, il 28 gennaio, è stato Luigi Romolo Carrino, che è di Palma Campania, e che è già noto al pubblico per “Pozzoromolo”, “Acqua Storta”, “Esercizi sulla madre”, “Certi ragazzi”.
Carrino presenta, in dialogo col prof. Gerardo Santella, il suo ultimo libro, “La buona legge di Mariasole”.Il clima della serata è familiare, da caffè letterario, in cui gli amici si ritrovano per discutere e riflettere sul libro letto o da leggere.
Il pubblico è vario, sono presenti soprattutto docenti e alunni delle scuole del territorio. Ad essi, in particolare, si rivolge in apertura l’Assessore Perna, sottolineando il valore formativo e sociale della lettura, da assumere come stile di vita, per comprendersi e comprendere il mondo: la lettura non è svago vacanziero o obbligo scolastico, è, prima di tutto, uno strumento privilegiato di costruzione di orizzonti cognitivi creativi ed emotivi aperti e capaci di rinnovare in positivo lo stesso tessuto sociale.
Carrino si presenta accompagnato da una giovane lettrice, cantante ed attrice, che “recita” al pubblico alcune pagine del libro. La sua voce e la sua figura disegnano nella sala il profilo di Mariasole, una donna, una sposa e soprattutto una madre che prova a ribaltare la dura legge della vita dei clan camorristici, nel lucido e disperato tentativo di proteggere e salvare suo figlio dall’ineluttabile successione criminale. E’ un’eroina? No, Mariasole è una donna che prova a ridefinire i precari equilibri delle “famiglie” sconvolti dalla morte del marito, reo di aver usato “il cuore e non il cervello”, – un camorrista dovrebbe usare solo il cervello –, dalla carcerazione del padre e dalla latitanza del suocero. Mariasole cercherà di salvare la sorte del figlio, prendendo ella stessa tra le mani le redini del clan.
I raggi del “sole” che ella porta scritto nel nome, simbolo di luce e di vita, come il giallo della copertina del libro, s’infrangono nello stile noir del testo e della figura della protagonista che, nel ridisegnare la propria vita e quella degli altri, lascia dietro di sé tracce di nero e di rosso, vivido come il sangue della “legge” che non perdona chi “rompe i giuramenti”.
Santella invita i giovani alla lettura del libro di Carrino: ovviamente non svela la trama, per non togliere ai lettori il piacere del “viaggio” , ma suggerisce, da Maestro, di porre l’attenzione sui valori del lessico, della sintassi e dello stile, che è scorrevole, diretto, vivace. “La vita è soltanto ‘na araputa ‘e ‘na fenesta e una botta in testa quando meno te lo aspetti, proprio mentre sei affacciata”, scrive Carrino: la lingua è parlata, vissuta, emotiva, meditata.
Il libro di Carrino si legge, si osserva, come il quadro di un pittore, che ha appena ritratto Napoli con i suoi colori più forti e pregnanti, ma soprattutto si vive, attraverso il ritmi e le forme di una civiltà drammatica, consapevole del male che corrompe le sue radici, ma ancora in grado di sperare che dalla terra nera spuntino erbe salutari e vitali, come sono vitali i sentimenti e la cultura del sacrificio che indicano alla protagonista la strada da seguire.
Gli studenti presenti in sala hanno recepito la lezione, entusiasti chiedono all’autore di immortalare l’incontro in una foto ricordo; e curiosi e desiderosi di dedicarsi presto alla lettura del libro escono commentando con i docenti l’importanza dell’incontro.
Ottaviano ancora una volta ribadisce l’essenza della propria identità di città della cultura, quella fatta di storia e di storie, ma soprattutto di persone che “compiono il proprio destino”, in bianco o in nero, come Mariasole: combattono per non arrendersi al fato.