Ercolano: stesso luogo, stesso periodo, stessa indifferenza

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Il rogo di ieri sera in Contrada Castelluccio (foto Ciro Teodonno)

 

Ennesimo rogo in via Novelle Castelluccio ad Ercolano, Parco Nazionale del Vesuvio. Come consuetudine e come già accadeva da settimane, si ripetono i roghi tossici nell’indifferenza più totale. IL VIDEO

L’aria è acre in via Falconi a San Sebastiano al Vesuvio e le luci del traffico domenicale sono filtrate dal fumo che si espande fino al centro del paese vesuviano. Carico un amico in auto e andiamo là dove già immaginiamo che possa esserci un incendio, poiché l’odore è quello inconfondibile della plastica bruciata e dei roghi di rifiuti, ed ormai sappiamo bene dove viene perpetrato questo reato.

Risaliamo la via, affollata di auto che cercano parcheggio, i marciapiedi sono pieni di ragazzi che aspettano per entrare in un bar alla moda, le famigliole passeggiano come se nulla fosse, mentre la coltre fumosa si insinua tra la gente; c’è addirittura chi fa jogging in quel contesto tutt’altro che salubre.

Svoltando in via Canale il paesaggio cambia radicalmente, lugubre per la scarsa illuminazione e per il fumo più denso. Passiamo l’incrocio ed entriamo nel comune di Ercolano, in via Castelluccio.

Qui basta poco per renderci conto che ancora una volta il nostro intuito aveva fatto centro, ci troviamo subito davanti ad un rogo, rimaniamo chiusi dentro l’auto per precauzione, e cerchiamo di contattare i Vigili del Fuoco, ma invano per l’intasamento delle linee; chissà quante situazioni del genere avranno affrontato in questa secca e ventosa serata di fine primavera. Alla fine ci rispondono i Carabinieri che dirotteranno ai pompieri l’informazione.

Con lo zoom della videocamera riusciamo a capire che si tratta di bustoni neri di plastica, probabilmente ricolmi di pezzame e notiamo anche che il rogo sta diffondendo le fiamme alle sterpaglie circostanti, secche ed arse dal sole. Il solito copione, lo stesso che ogni anno ci regala le stesse immagini di inquinamento e scempio del territorio.

Già alcune associazioni avevano segnalato episodi del genere nelle settimane precedenti ma nessuno, dopo i proclami, le promesse e i selfie, è andato oltre l’indifferenza. Non c’è nulla di più pericoloso dell’abitudine per ciò che pur essendo scandaloso e pericoloso diventa invece la normalità per chi lo vive.

Ormai è risaputo quello che accade alle Lave Novelle, ogni anno ne facciamo la cronaca, ci sono denunce alla procura, quelle a mezzo stampa, ci sono poi quelle delle associazioni. Ci sono state commissioni regionali e parlamentari in quei luoghi ma in pratica niente di concreto è stato mai fatto. Forse è proprio quello il risultato che si vuol ottenere, si vuole che tutto ciò divenga normalità per non prendersi le proprie responsabilità.

Questa vogliono che sia la nostra vita, questa deve essere la nostra aria e la nostra acqua, e questa deve essere la nostra morte.