Il progetto del vescovo Troiano Caracciolo del Sole che volle la costruzione della Chiesa. La sintetica descrizione dello stato del territorio tra la seconda metà del’600 e i primi decenni del ‘700. I miracoli della statua dell’Immacolata, le testimonianze del Remondini, la villa di Giuseppe Macrino. La parrocchia promuove il costituirsi e il consolidarsi della comunità, e i parroci sostengono le ragioni e i diritti degli “umili” contro l’assenza e l’indifferenza del potere. Da qui il sottotitolo, “la parrocchia che diventa comunità”. La mostra dei documenti.
Carmine Cimmino non ha voluto che il suo nome venisse stampato sul frontespizio del libro, nello spazio riservato di solito al nome dell’autore: e non vuole che si definisca libro questo saggio che egli considera solo il primo passo di un racconto più ampio e più lungo, che egli ha intenzione di dedicare alla storia delle famiglie, dei mestieri e dell’economia “del Terzigno” tra il 1660 e la prima guerra mondiale. Del resto, quanto sia complesso il tema, lo spiegano chiaramente alcuni documenti dell’Ottocento che vengono “esposti” all’attenzione del pubblico. I parroci tutti della Chiesa dell’Immacolata si mossero lungo la linea tracciata dal vescovo Troiano Caracciolo del Sole: fare della chiesa il centro non solo dell’educazione religiosa, ma anche di quella sociale: trasformare la folla dei fedeli in una comunità consapevole dei doveri e dei diritti. Di notevole interesse sono le ragioni “sociali” che spingono gli uomini di Chiesa e Remondini a sottolineare con forza il numero e l’importanza dei miracoli attribuiti alla statua dell’Immacolata.Nella presentazione del suo lavoro l’autore toccherà certamente questo tema, inserendone la trattazione nel vasto disegno dello stato e delle dimensioni della popolazione del territorio prima della fondazione della chiesa dell’Immacolata.
Scrive Cimmino:” Gli inediti fogli del catasto di Ottajano che venne messo a punto nel 1661 ci dicono che già a metà del ‘600 Giuseppe Macrino e il fratello, “in quanto figli e eredi del fu Tommaso”, possedevano, al Bosco, presso i beni di Alessandro Ammendola e di Tommaso Boccia, 20 moggia di terreno “arbustato e fruttato di mela e di altri frutti”, con “ cellaro, parmento, tinacci, cerqua, forno e altre comodità”. Era Giuseppe Macrino un importante giureconsulto napoletano, che frequentò il circolo di Tommaso Cornelio e di Francesco D’Andrea, fu amico di Giuseppe I Medici e del Solimena, scrisse libri di storia e nel 1693 pubblicò il poemetto “De Vesuvio”, dedicandolo ad Andrea D’Aquino. Dichiarò nella prefazione l’avvocato napoletano che Ottajano era un armonioso sistema di residenze signorili, ville, masserie e case coloniche circondate da orti e giardini, e che la popolazione era quella di una grande città, certamente più importante di Somma. I Sommesi si offesero e affidarono la loro risposta alla penna velenosa del Maione. Tutto il suo amore per Ottajano il Macrino lo espresse in due splendidi carmi dedicati a San Michele. Il poemetto “De Vesuvio” venne stampato a Napoli nel 1693, dal tipografo che si chiamava Fasulo, come il parroco della Chiesa dell’Immacolata: e il tipografo scelse una preziosa copertina in marocchino marrone, con fregi in oro (vedi immagine in appendice). Era fatale che il Macrino, che passava l’estate a Terzigno, scrivesse un libro sui vini, “Vindemialium ad Campaniae usum libri duo”.
La manifestazione si terrà domenica, a partire dalle ore 19.00: interverranno il parroco, don Antonio Fasulo, il prof. Eduardo Ambrosio, storico, e l’autore della “plaquette”. “Modererà” Pasquale Ambrosio.