A distanza di quasi cinque lustri la Fiom parteciperà ai lavori con gli altri sindacati
Devono essere proprio tempi di guerra se a Pomigliano sta per verificarsi un piccolo miracolo. L’ “invisa” Fiom, l’organizzazione dei metalmeccanici Cgil, la sinistra sindacale per intenderci, è stata chiamata a partecipare insieme con gli altri sindacati al consiglio di fabbrica che si terrà stamattina – inizio previsto alle 11 e 30 – nella fabbrica automobilistica Stellantis di Pomigliano. Si tratta del primo consiglio di fabbrica unitario dal 2010, cioè da quando Fim, Uilm, Fismic e Ugl firmarono, con l’allora amministratore delegato Sergio Marchionne, l’accordo Panda, che determinò la creazione di un contratto specifico aziendale e la contestuale dissoluzione in tutti gli impianti dell’azienda del contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici.
Una manovra epocale che ebbe un’altra drammatica conseguenza, la cacciata dalle fabbriche automobilistiche, in primis da Pomigliano, di tutti i delegati della Fiom, cioè dell’unica organizzazione sindacale “confederale” ad essersi opposta ai disegni di Marchionne. Tre anni dopo, nel luglio del 2013, solo l’intervento dei giudici della Corte Costituzionale riuscì a far tornare in fabbrica i metalmeccanici della Cgil. Militanti della Fiom che però da allora sono sempre stati sistematicamente esclusi dal tavolo unitario delle trattative e dei confronti interni. Sempre ai margini loro, sempre alla porta gli operai “rossi”. Per quasi 14 anni di fila. Nel frattempo i lavoratori dello stabilimento di Pomigliano, appena l’anno scorso, con un clamoroso voto di fabbrica per l’elezione dei responsabili della sicurezza, hanno di nuovo fatto tornare la Fiom sul trono del primo sindacato dell’impianto, l’organizzazione maggiormente rappresentativa.
L’obiettivo
Intanto adesso c’è in ballo la sopravvivenza della fabbrica di Pomigliano, dei suoi 4300 addetti e degli altri 5mila che in Campania producono soprattutto grazie alle commesse Stellantis. E’ questo clima pre bellico che ha determinato un ritorno al passato che molti auspicavano: il primo consiglio di fabbrica unitario dopo quasi cinque lustri. Consiglio di fabbrica che sarà adunato nello stabilimento napoletano in tarda mattinata e che ha un solo obiettivo: organizzare le iniziative di lotta territoriali e nazionali in risposta alle frasi di Tavares circa la chiusura di Mirafiori e di Pomigliano in caso di mancati sostegni da parte del governo italiano. Iniziative di lotta che avranno ovviamente lo scopo di persuadere in un modo o nell’altro l’azienda a varare nuovi investimenti in tutto il settore automotive nazionale a partire da Pomigliano, epicentro 14 anni fa del sacrificio Panda da parte di migliaia di lavoratori, che al 62 % votarono si all’accordo con Marchionne. .