Sono passati sei mesi dall’inizio della somministrazione dei vaccini: personale scolastico e medico, forze dell’ordine, anziani, persone fragili. Insomma, ognuno era pronto a ricevere la propria dose eppure la preoccupazione tra le fasce d’età più giovani era palpabile.
Tanta è sempre stata la voglia di ricevere il vaccino anti-Covid-19, per vivere più serenamente, per non provare più la paura di abbracciare un nonno, un amico, un genitore. Qualcuno avevo perso la fiducia nella campagna vaccinale che, soprattutto nei primi mesi, sembrava procedere a rilento e invece quel giorno è finalmente arrivato, almeno per alcuni.
Dopo la notizia di qualche giorno fa dell’Asl Na 3 Sud che aveva messo a disposizione 3 mila dosi per iniziare a somministrare il vaccino anche ai più giovani, precisamente agli over 18, sono stati in tantissimi a provare a registrarsi sull’apposita piattaforma. Così tanti che pare il sito sia andato addirittura in crash per i troppi accessi simultaneamente.
È Johnson&Johnson il vaccino che già da ieri molti giovani hanno ricevuto, un monodose che pare sia particolarmente adatto alle fasce d’età minori. Una speranza che sembrava essere sfumata e che, invece, è esplosa tutta all’improvviso con la notizia di qualche giorno fa. Si, perché si parla di speranza nei confronti del futuro, delle persone, della medicina che compie passi da gigante e che, ancora una volta, salva il mondo intero.
Abbiamo chiesto ad alcuni giovani che sono riusciti a vaccinarsi e continueranno nella giornata dell’Open Day di domani cosa significa ricevere finalmente la propria dose di vaccino e le risposte ricevute hanno sottolineato la difficoltà di questo anno e mezzo appena trascorso sotto tutti i punti di vista. “Significa poter stringere tra le braccia la mia nipotina che nascerà tra due mesi” afferma con le lacrime agli occhi una ragazza palesemente emozionata. “Posso finalmente tornare alla mia vita di prima fatta di viaggi e di amicizie create per caso“, “la prima cosa che farò sarà andare a trovare mia nonna che ho visto solo da una finestra perché anziana e malata“, “andrò in Australia dal mio fidanzato che non vedo da gennaio 2020“. “Voglio ritornare a respirare e guardare i volti delle persone senza aver paura” e ancora “fare il vaccino significa poter sperare di nuovo nel futuro che è nostro“.
Sogni e speranze di una generazione che per un anno e mezzo non ha visto orizzonti nuovi, che è rimasta ingabbiata in quattro mura e non ha potuto vedere il mondo con i propri occhi. Una generazione che pian piano ricomincia a credere, in se stessa, negli altri, nel mondo intero e nel futuro che è dei giovani, semplicemente perché sono proprio i giovani a dare forma al futuro.