Coronavirus, l’accorato appello di Luigi che induce a riflettere sulla sofferenza invisibile di questa pandemia

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Negli ultimi due mesi oltre ventimila persone sono decedute in Italia a causa del COVID-19, il coronavirus che ha scatenato la pandemia. Nel frattempo, per fortuna, molte altre persone sono guarite dopo essersi ammalate, ma soprattutto dopo aver vissuto sulla propria pelle una sofferenza profonda eppure silenziosa: sì, perché essere contagiati significa innanzitutto piegarsi al silenzio di un disagio che non può essere condiviso, spesso nemmeno a parole per via dei gravi problemi respiratori.

In queste settimane qualcuno ha provato, anche dal letto di ospedale, a esternare il dolore vissuto in perfetta solitudine, di certo per condividere la propria esperienza, ma anche per manifestare la complessità della situazione, e di conseguenza, l’assoluta importanza di rispettare le disposizioni dell’isolamento e del distanziamento sociale. Due imposizioni che, giustamente, ci scuotono come esseri umani liberi e senzienti, ma che rappresentano almeno per il momento le uniche barriere che abbiamo a disposizione per contrastare la diffusione del contagio.

Dal suo letto di ospedale anche il giovane Luigi, di Somma Vesuviana, ha voluto esprimere un pensiero, affidato alle pagine virtuali del suo profilo Facebook, teso a corroborare l’idea di una sofferenza angosciante che fatica ad assumere contorni reali nella prospettiva di chi continua imperterrito a vivere come se niente fosse.

“Non si è mai pronti ad affrontare certe situazioni. Un conto è sentirne parlare e un conto è viverle sulla propria pelle. Ho 27 anni e da circa un mese sono ricoverato in ospedale per positività al COVID-19. Non la auguro a nessuno questa odissea, notti insonni, incubi, febbre alta, bruciore atroce ai bronchi e ai polmoni, agitazioni, crisi respiratorie, ossigeno indispensabile h24, braccia bucate e piene di lividi, dolori ovunque, impossibilità ad alzarsi dal letto, flebo e terapie continue, provette su provette piene di sangue, tac e radiografie, tamponi su tamponi negativi prima del tanto atteso positivo. Ho combattuto e sto continuando a combattere. Oggi sto un po’ meglio ma non si può dire che questa odissea sia finita, né per me né per la mia famiglia!

Io non mi arrendo!

Uscirò e- continua Luigi-  sarò pronto ad affrontare anche chi in seguito mi additerà come l’infetto perché si sa è questa la società in cui viviamo! Colgo l’occasione di questo post per ringraziare tutte le persone che con una chiamata, un messaggio o un piccolo gesto mi sono state vicine. Mi sono reso conto dei tanti amici e delle tante persone che mi vogliono bene e che ricambio con lo stesso bene immenso.

Concludo con lo scopo principale di questo post: state a casa e seguite le regole che ci sono state imposte! Vi assicuro che è meglio restare a casa e non avere contatti con nessuno piuttosto che affrontare questa enorme battaglia! #iononmollo

Buone notizie arrivano dalla curva dei contagi e dei decessi, che per fortuna tendono a diminuire la loro portata devastatrice. Inoltre i ricercatori annunciano notevoli passi avanti nella creazione di un vaccino. Tuttavia è ancora oltremodo raccomandabile osservare le disposizioni, attuate ormai da tempo, che pur limitando la nostra libertà di movimento e azione, proteggono la nostra salute. Come ci insegna l’esperienza di Luigi, per affrontare sfide così difficili ci vuole una grande forza, mai grande, però, come quella collettiva che può evitare a tante altre persone una indicibile sofferenza solitaria.

(FONTE FOTO IN EVIDENZA: RETE INTERNET)

 

La foto postata da Luigi