Sono da cinque giorni all’interno di una struttura che nei progetti doveva diventare una galleria commerciale, ma che di fatto è rimasta per anni abbandonata. Sono tutte famiglie imparentate e da martedì occupano abusivamente l’immobile comunale situato nel Parco De Nicola, nel rione 219. Due giorni fa il sindaco Aniello Rega ne ha ordinato lo sgombero.
Vivono in condizioni di disagio economico e non riescono più a permettersi una casa in affitto. Su qualcuno pende lo sfratto esecutivo. Chiedono un tetto comunale. «Anche una tenda qui fuori va bene. Siamo disponibili pure a vivere in un container, purché ci diano una sistemazione. Noi se stiamo qui è perché abbiamo bisogno», dicevano ieri in quella galleria coperta in cui hanno intenzione di restare se non otterranno risposte concrete. Nei locali ideati per ospitare delle attività commerciali immaginano le loro abitazioni. Stanno alzando le pareti, non vedono alternative. Risultano disoccupati, vivono di espedienti. Due dei papà del gruppo sono ex detenuti e devono fare i conti con i loro precedenti penali: «Noi vogliamo cambiare, ma non ci danno il modo di cambiare», è lo sfogo di Giovanni e Gennaro, fratelli. Tutti hanno figli a carico, anche minorenni. Una è disabile, la bambina di Teresa e Mario, che sono in attesa del quinto figlio. Il nome di Teresa è nella graduatoria provvisoria di febbraio del 2013 del bando di assegnazione degli alloggi popolari di Brusciano, comune dove risulta residente. «Ho chiesto di incontrare il sindaco di Brusciano tante volte per avere chiarimenti, non mi ha mai ricevuto». Proprio pochi giorni fa la donna aveva presentato al municipio una richiesta di un alloggio, esplicitando le sue difficoltà economiche. Ma ad oggi ancora non ha ottenuto risposte. Ieri era nel fabbricato, col suo pancione. Con lei c’erano Assunta, Valentina, i loro compagni e una parte della prole. Tra gli occupanti c’era poi una ragazzina. Sostiene di essere maggiorenne. I lineamenti sono quelli dolci di chi la maturità non l’ha ancora raggiunta. «Non vado a scuola perché non ho soldi» afferma. La sua famiglia è il suo papà, che dalla nascita l’ha cresciuta da solo. «A marzo ho la causa per l’appartamento su cui ho lo sfratto» ha raccontato l’uomo con l’ordinanza alla mano, seduto su una di quelle sedie che gli occupanti hanno collocato al centro dell’ampio corridoio sul quale si affacciano i locali ideati per negozi mai aperti. Su un lato hanno messo anche un letto. «Quando siamo entrati abbiamo dovuto prima pulire, anche le fogne. Qui era pieno di rifiuti, topi morti» hanno raccontato. Lo stabile è freddo, l’umidità penetra nelle ossa e la puzza che si leva dai tombini si sente forte. Lo devono liberare, glielo ha imposto venerdì con un’ordinanza il sindaco Aniello Rega. Sul posto intervenuti polizia municipale e carabinieri, costretti a denunciarli perché non hanno voluto abbandonare l’edificio. «Occupammo pure cinque anni fa, ma ci buttarono subito fuori. Il sindaco si impegnò a farci avere delle case, se si fossero liberate. Ma non è cambiato niente e stiamo di nuovo qua», hanno riferito ieri, mentre fuori un’altra giornata di occupazione abusiva volgeva al termine.