Autogrill

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Un'autostrada vista dal ponte di un "autogrill" (foto di C. Teodonno)

 

Pensieri estivi di un vacanziere medio.

Il viaggio è oggi un qualcosa alla portata di tutti, anche le mete più esotiche, anche quando non si tratta del viaggio di nozze, non esistono luoghi irraggiungibili. I viaggi organizzati hanno reso il turismo un fenomeno di massa e per questo pare abbia perso quel fascino e quella soggettività che rendeva ogni turista un po’ viaggiatore. Se ve ne parlo è perché anche io, talvolta, mi sono affidato alle agenzie di viaggi e la mia pianificazione non è andata oltre la mia valigia ma i viaggi che mi hanno formato sono stati quelli che ho organizzato assieme a mia moglie con la quale ho visitato mezza Europa, in auto spartane e proletarie come una FIAT Palio o una Skoda Fabia ma che hanno fatto il loro dovere.

Ebbene su quelle strade ho formato la mia idea di Europa, la mia idea di condivisione che si è spesso concretizzata nelle nostre soste agli Autogrill, che non sempre erano gestiti dal marchio italiano, quello che oggi è l’esercizio per antonomasia, ma avevano anche altri nomi per noi meno evocativi; lì condividevamo il riposo con mezzo mondo, gente venuta da ogni dove ma gente vera accomunata dall’avventura del viaggio. La strada è come il deserto o come il mare, l’asfalto come la sabbia o come i flutti dell’amaro Mare nostrum. Gli Autogrill oasi dove rifocillarsi ed abbeverare le nostre auto cammelli. Ma il caravanserraglio era anche un luogo di commercio, di scambio, di conoscenza, allo stesso modo oggi la condivisione di una frittata di maccheroni napoletana con sorrisi cileni, strette di mano mediterranee tra le due sponde, preghiere al tramonto verso la Mecca e sogni laici rivolti ai quattro venti, rinnovano lo spirito di un tempo.

All’Autogrill ci trovavi e ci troverai tutto e tutti e potrai scambiare ancora quattro chiacchiere in inglese con un camionista olandese, parlare dei tempi che corrono in francese con un lionese di origini algerine o in spagnolo sulle sempiterne imprese del Diego dei due mondi ed uscire a parienti con un ragazzo argentino. Ecco! Sulla strada come un Kerouac pane ‘e puparuole, come in montagna o in mezzo al mare dove tutti gli uomini sono uguali, anche quelli col SUV bianco con i vetri oscurati, perché anche loro devono fare nafta e pipì.

Poi prima o poi l’oasi va lasciata, dopo aver fatto la mistica esperienza dei cessi, dopo essersi sgranchito gambe e schiena curiosando tra le carissime cianfrusaglie sugli scaffali ed aver dato speranza a quell’ennesima ciofeca chiamata caffè, bisogna rassegnarsi e rimettersi alla guida. Imboccata la corsia e raggiunta la velocità di crociera si mette a palla Tony Tammaro e si viaggia verso il sud dei sentimenti, per non dimenticare da dove si viene.

Di tanto in tanto incrociamo ancora le Peugeot francesi cariche all’inverosimile mentre viaggiano verso i porti del sud della Spagna per attraversare lo Stretto. Ogni anno c’è chi sfida il Guinness e le leggi della fisica ma io non posso fare a meno nel pensare quando eravamo noi in dieci in una Simca familiare carica di masserizie ad andare in vacanza a Paestum; intanto la sintonia della radio cambia e dal francese si passa a basco, dal basco al catalano e da catalano al castigliano di Radio tres, e, con qualche interferenza marocchina, penso col sole che cala dietro le aride montagne spagnole quanto sia bello viaggiare in questo modo e in questo mondo.

Buone vacanze!