Mentre il Covid mette sempre più paura torna a fare capolino ad Acerra l’antico mostro, l’inquinamento del suolo. Qui sono bastati alcuni semplici scavi per la posa dei cavi telematici ed elettrici a far suonare l’ennesimo allarme: scorie sotto il terreno. Ieri infatti i carabinieri forestali della stazione di Marigliano, diretti dal maresciallo Alessandro Cavallo, hanno messo a segno una maxi operazione, nell’area Asi. I militari hanno sequestrato contemporaneamente quattro cantieri in cui l’Enel e le società delle telecomunicazioni stavano effettuando la realizzazione di una serie di importanti collegamenti al di sotto del livello stradale. Ma dalle buche scavate per dare il via alla posa dei cavi sono emersi rifiuti di ogni sorta. Si sospetta che siano anche rifiuti tossici. L’elenco delle schifezze emerse dal sottosuolo è lungo: guaine bituminose, calcinacci, pezzame, amianto, fanghi di depurazione contenenti cotton fioc, composti minerali di colore nero, verde, blu, esalazioni di idrocarburi. Con il sequestro operato dai carabinieri forestali i lavori di realizzazione dei collegamenti infrastrutturali sono stati ovviamente bloccati. Le scorie sono state riportate alla luce lungo le strade principali della zona industriale di Acerra. Qui le aziende di fornitura dei servizi elettrici e telematici (fibra ottica) avevano aperto una serie di buche per la posa dei cavi. Sul posto però si sono recati anche gli ambientalisti della zona, guidati dal noto ecologista Alessandro Cannavacciuolo. “Da diversi giorni stavamo osservando questi scavi – racconta Cannavacciuolo – e siccome conosciamo bene la storia di quest’area ne abbiamo approfittato per controllare meglio. Quindi ci è bastato dare un’occhiata all’interno dei fossi praticati allo scopo di posare i cavi per capire subito quello che stava accadendo: abbiamo visto rifiuti a non finire nel suolo, intere stratificazioni”. Il sospetto è che l’area industriale di Acerra sia sorta su una ciclopica discarica abusiva di rifiuti. Un sospetto sempre più fondato visto il sequestro di ieri. Del resto da queste parti, nell’area Asi di Acerra, una delle prime operazioni risale a quasi trent’anni fa, quando la polizia di Stato sequestrò l’intero collettore che dalla Montefibre giunge fino al depuratore di Caivano: due chilometri di rifiuti, una delle discariche abusive più lunghe della storia dell’inquinamento. Un serpente di veleni mai bonificato, scarti ormai sepolti sotto un ultradecennale strato molto spesso di piante ed erbacce. Intanto l’anno scorso gli ambientalisti hanno scoperto che in un documento inviato alla Regione Campania e al Comune è scritto che nel sottosuolo di una delle tante aziende che compongono il polo dei rifiuti si nascondono altre scorie pericolose. E il ritrovamento di ieri è stato fatto proprio davanti a un impianto di stoccaggio e trattamento confiscato dallo Stato a una nota organizzazione dell’ecomafia.