Quattro lettere di contestazione inviate dal Lingotto ad altrettanti operai cassintegrati del polo logistico di Nola che avevano inscenato una serie di provocazioni contro il manager. Stamattina conferenza stampa degli extraparlamentari, a Pomigliano.
Avevano esibito un fantoccio impiccato col viso di Sergio Marchionne e poi inscenato il funerale dell’amministratore delegato della Fiat. Intanto l’azienda ha spedito una serie di lettere di contestazione ad altrettanti operai del Wcl di Nola, il reparto logistico, quasi del tutto inattivo da sempre.
Il Lingotto contesta ai lavoratori, che ora rischiano il licenziamento, di essere stati protagonisti di “atti macabri, gravissimi e inauditi”. Nelle due pagine che anticipano eventuali provvedimenti disciplinari Carmine D’Agresti, capo del personale dello stabilimento di Pomigliano, nel cui organico figurano anche i 300 addetti di Nola, quasi tutti in cassa integrazione a zero ore, fa riferimento a due episodi che hanno fatto molto discutere. Giovedi 5 giugno i Cobas del Comitato di lotta cassintegrati e licenziati Fiat hanno piazzato un patibolo nel piazzale dell’impianto di Nola, patibolo dal cui cappio penzolava un fantoccio col viso dell’ad Fiat.
Al manichino era stato anche appeso un cartello, sorta di “testamento” del manager, con la scritta “perdonatemi per i morti che ho provocato”. Sempre quel giovedì la stessa azione dei Cobas è stata ripetuta davanti alla sede Rai di Napoli. Poi martedì 10 giugno gli attivisti del Comitato di lotta hanno mimato, stavolta davanti ai cancelli della Fiat di Pomigliano, il “funerale” di Marchionne, con tanto di bara-baule, solito fantoccio e lumini accesi. Tutte manifestazioni organizzate sull’onda del suicidio di Maria Baratto, l’operaia cassintegrata del Wcl nonché attivista dello Slai Cobas, che si è tolta la vita nel suo alloggio di Acerra infliggendosi una serie di coltellate alla pancia, il 22 maggio. Le azioni dei Cobas sono state però giudicate di cattivo gusto sia dalla Fiat che da tutti i sindacati. Anche dalla Chiesa locale.
Nel frattempo i quattro operai “contestati” hanno cinque giorni di tempo per presentare le controdeduzioni. Dopodiché la Fiat deciderà. Si tratta degli operai cassintegrati Marco Cusano, 49 anni, sposato, di San Nicola La Strada, Antonio Montella, 52 anni, separato, cinque figli, di Torre del Greco, Massimo Napolitano, 48 anni invalido, sposato, due figli, di Acerra, e di Roberto Fabricatore, 49 anni, sposato, una figlia, di Nocera Inferiore. Ma Mimmo Mignano, ex operaio della Fiat licenziato nel 2008, leader Cobas e ispiratore delle provocazioni alla Fiat, annuncia battaglia legale. Oggi conferenza stampa al parco pubblico di Pomigliano.