Fear and Desire

0
427

Il 29, 30 e 31 luglio è stato proiettato in 100 sale italiane il film d’esordio di Stanley Kubrick, restaurato in versione HD e doppiato per la prima volta in italiano.

Regia di Stanley Kubrick, con Frank Silvera, Kenneth Harp, Virginia Leith, Paul Mazursky, Stephen Coit
Genere: guerra
Durata: 70 minuti

Con un’operazione tanto di moda oggi, torna nelle sale per alcuni giorni il primo film di Stanley Kubrick, quel Fear and Desire che lo stesso regista americano riteneva mediocre e odiava a tal punto da impegnarsi in prima persona per cancellarne ogni traccia. Per i suoi fan è comunque un’occasione unica per vedere sul grande schermo l’esordio di uno dei geni della settima arte, un film che pur tra mille difetti rivelava già il talento dell’autore.
All’inizio degli anni Cinquanta Kubrick, fotografo-reporter per la rivista Look e reduce da un paio di documentari di buon successo, decise che era giunto il momento per il primo lungometraggio. Tra diversi problemi finanziari – i fondi furono raccolti grazie alla famiglia e in particolare allo zio – il giovane Kubrick riuscì a mettere insieme un gruppo di attori e a iniziare le riprese sulle montagne di Los Angeles.

Fear and Desire è soprattutto un’opera simbolica. Il film (molto breve, circa 70 minuti) racconta le vicende di quattro soldati che si ritrovano in territorio nemico in seguito a un incidente aereo, in uno scenario senza coordinate geografiche o storiche. Dopo aver assassinato una ragazza, gli uomini si imbattono in un manipolo di nemici e si accorgono che i soldati sull’altro fronte hanno il loro stesso volto.
L’esordio di Kubrick ha una trama e una sceneggiatura esili, votati ad un’allegoria e a un simbolismo molto forzati. Si intravede la rigidità dell’esordio e il risultato complessivo è debole, tanto da costringere lo stesso regista – una volta diventato il genio che oggi conosciamo – a “ripudiarlo” (“un film pessimo e impacciato, povero e inefficace”, parole di Kubrick).

Tuttavia questo primo lungometraggio è da vedere per almeno due ragioni. In primo luogo si trovano concentrati in 70 minuti alcuni dei temi che saranno alla base dei capolavori successivi; inoltre Kubrick – fino ad allora fotografo e documentarista – già rivela tra le incertezze nella gestione complessiva del film il suo straordinario talento visivo, la capacità di suggestionare, comunicare, impressionare con la sola forza di un’immagine, ancora più evidente in un film dalla trama e dallo script così deboli.
Gli aneddoti sul film testimoniano quanto fosse radicata già all’esordio la maniacale attenzione di Kubrick per i dettagli di ogni singola scena e come il primo obiettivo fosse ottenere l’immagine perfetta.

Questa attenzione ossessiva si scontrava con il budget quasi inesistente, tanto da costringere Kubrick, ad esempio, a ricreare la nebbia di una delle scene spargendo insetticida. Nella trama troppo schematica si intravedono l’antimilitarismo di Orizzonti di gloria, la discesa nella follia di Full Metal Jacket, l’abbraccio tra sesso, passione e morte di Arancia Meccanica, oltre a tante inquadrature che saranno il marchio di fabbrica del Kubrick più maturo.
Le vicende del film furono molto travagliate. I costi quintuplicarono in corso d’opera e Kubrick fu costretto a chiedere aiuto al produttore Richard de Rochemont, che intravide nel film qualcosa sulla quale valeva la pena investire. La troupe era composta in tutto da 14 persone, attori compresi, e Stanley Kubrick ricopriva insieme i ruoli di regista, addetto al montaggio e direttore della fotografia, per una produzione “indipendente” non ancora così diffusa all’epoca.

Il New York Times scrisse un’ottima recensione del film, esaltando soprattutto la forza della fotografia e delle immagini.
Fear and Desire incassò comunque molto poco, ma diede a Kubrick la possibilità di iniziare a comprendere i meccanismi della produzione e della realizzazione di un film, oltre a iniziare a farne girare il nome. Con gli occhi pieni dei capolavori successivi il film si rivela debole e sfilacciato, ma la sua visione ci regala l’emozione di assistere in controluce alla nascita artistica di un genio.
Voto 6/10