Cervelli in fuga. A Londra per realizzare un sogno: il caso di Felicia

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Una laurea in ostetricia conseguita con il massimo dei voti, mesi e mesi di volontariato logorante, poi la svolta. A soli 23 anni Felicia vola da Cimitile a Londra, patria del suo successo professionale.

 Sogni bruciati sul nascere, entusiasmo che muore lentamente, appena ci si rende conto che quella delle "porte sbattute in faccia" non è un’eventualità sporadica, ma un dato concreto che per qualcuno sta diventando una realtà immutabile. Una situazione sempre più drammatica quella dei giovani laureati italiani, che a fronte di anni di studio e sacrifici si ritrovano, sulla soglia dei trenta anni, a doversi accontentare di lavoretti sporadici e poco remunerativi, che spesso, purtroppo, non corrispondono per nulla alle proprie ambizioni professionali. A questo punto la svolta corrisponde alla fuga. I "cervelli" che l’Italia rifugge sono ben accetti all’estero . E così per qualche giovane coraggioso realizzare i propri sogni significa sradicarsi dalle proprie radici.

E’ stato così per Felicia, capelli ricci ed un sorriso che nasconde la rabbia contro un sistema, quello italiano, che al "merito" preferisce gli "interessi". Da un piccolo paese come Cimitile a soli 23 anni, decide di volare verso Londra che le regalerà l’agognata realizzazione professionale.

Raccontaci un po’ la tua esperienza e da cosa è nata la tua scelta di trasferirti all’estero.
«Premetto che la mia decisione di lasciare l’Italia è stata più che una libera scelta, un’esigenza dettata dalla difficile situazione lavorativa (e non solo) che sta abbracciando il nostro BEL PAESE. Mi sono laureata in ostetricia il 1 dicembre 2010 con una votazione di 110 e lode. Poco dopo la laurea tramite facebook sono entrata in contatto con un’ostetrica di Milano che in passato aveva lavorato a Londra come midwife e che si occupava in quel periodo di reclutare personale dall’Italia. Tra metà dicembre 2010 e inizio marzo 2011 ho iniziato la procedura burocratica per l’iscrizione all’ NMC (nursing and midwifery council) una sorta di albo per ostetriche e infermieri.

Nel frattempo sono stata preparata tramite interviste telefoniche al colloquio che si svolse a marzo 2013 a Milano con membri dell’ospedale venuti appositamente a metà strada. Sono stata assunta nell’immediato e di lì a giugno mi sono trasferita a Londra. In Italia nel mio periodo post laurea, i concorsi al Sud erano completamente bloccati, quelli al nord erano limitati. Nei mesi che hanno preceduto la mia partenza mi sono dedicata all’attività di volontariato, ma ero stanca di lavorare al posto di altri senza meriti e riconoscimenti».

Quali sono, se ci sono state, le difficoltà nell’ambientarsi in una realtà così diversa dalla nostra?
«Non è stato semplice ambientarsi, soprattutto considerando che i modi di fare, la cultura, la lingua e la figura professionale dell’ostetrica erano completamente diversi da ciò a cui ero abituata. Il supporto che mi è stato dato dallo staff dell’ospedale in periodo di orientamento e di induction è stato di fondamentale importanza».

Credi che in Italia avresti potuto avere le stesse opportunità di carriera? se no, cosa manca al nostro Paese in termini di offerta di lavoro?
« In Italia non avrei mai potuto avere le stesse opportunità lavorative e di carriera considerando che la figura dell’ostetrica è vista in modo completamente diverso, con responsabilità e professionalità che in Italia non ci è affatto riconosciuta. Cosa è l’ostetrica in Italia? Prova a chiedere in giro, le persone a causa della disinformazione potranno risponderti che l’ostetrica è un’infermiera di sala parto, che l’ostetrica è l’ausiliaria del ginecologo se non addirittura l’aiutante del ginecologo. In Inghilterra la midwife è il cuore dell’ostetricia, è il punto di riferimento della donna, della gestante e dei neonati durante tutta la vita e durante tutta la gravidanza. In caso di deviazione dalla normalità e dal fisiologico facciamo riferimento al ginecologo. L’ostetrica qui è ostetrica in tutto e per tutto con la O maiuscola. In Inghilterra per lo meno nel mio campo c’è meritocrazia e non corruzione».

Alla luce della tua esperienza, quali sono i tuoi progetti per il futuro? Torneresti mai in Italia?
«Sto continuando i miei percorsi di studio qui in Inghilterra e ho progetti futuri riguardanti l’avanzamento di carriera come coordinatrice. Lasciare il proprio paese non è bello, ma non rimpiango l’Italia e il suo sistema, se qui avessi la mia famiglia non penso mi mancherebbe altro. Tornare in Italia è un sogno e penso che resterà tale…».