Dal 7 al 24 giugno riprende il “Napoli Teatro Festival Italia” per poi proseguire, dopo la pausa estiva, a settembre dal 25 al 30: anche quest’anno Napoli si elegge a perfetto palcoscenico della rassegna.
Primo fra tutti il compito del teatro è ricreare la gente: da sempre il teatro è democrazia. E come un anacronismo divino, è tra quelle cose che possono inventarsi e reinventarsi di continuo, ma che riflettono realtà che non si inventano. Un po’ è così anche per il Teatro festival partenopeo: cambia la formula, cambiano le location, ma le realtà dipinte sono ormai note, e tutto sta nel riproporle in formule sempre più squisite. La V edizione del Napoli Teatro Festival Italia prende le mosse dal 7 al 24 giugno, per poi proseguire, dopo la pausa estiva, a settembre dal 25 al 30.
A dare il via, il 6 giugno, un’anteprima al Teatro San Carlo col concerto della cantante israeliana Noa, che anticipa un Focus tutto dedicato alla danza israeliana: "Noa Sings Napoli", questo il nome del concerto, già titolo del progetto discografico pubblicato lo scorso 28 febbraio che contempla, tra i titoli della tracklist, i brani Era de Maggio, Santa Lucia Luntana, Je te vurria vasà. 25 giorni di spettacoli, oltre 130 rappresentazioni, 30 luoghi tra teatri classici e location inusuali. Molto internazionale – con Robert Wilson, Peter Brook, etc. – e molto internazionalmente napoletano – con Enzo Moscato, Isa Danieli, Antonio Casagrande, Cristina Donandio, Roberto Azzurro e tanti altri, il Napoli Teatro Festival Italia alla sua quinta edizione, la seconda diretta da Luca De Fusco ma la prima integralmente defuschiana (quella precedente era in parte eredità di Renato Quaglia) s’annuncia una maratona fittissima.
Da quest’anno, al via anche una formula di lavoro che rende il festival «social» nel senso di socialmente utile, per così dire: la presenza di giovani attori del carcere di Nisida nello spettacolo «‘E Feste a mmare», ispirato a «Napoli in frac» di Raffaele Viviani per il quale una barca addobbata con luminarie e festoni sbarcherà al molo Cappellini di Nisida. Un’altra novità della V edizione saranno due focus su altrettanti paesi. Il primo sulla nuova scena teatrale argentina che si contraddistingue per le innovazioni sia in ambito drammaturgico che registico. Il secondo focus è incentrato sulla danza israeliana che si caratterizza per l’incrocio e la mescolanza di generi e tecniche provenienti dall’est europeo e dai paesi arabi: una sintesi di stili, una danza molto fisica, sensuale, antiretorica, simbolo di un Paese giovane e vitale.
Il Festival, poi, andrà ancora alla scoperta di luoghi di Napoli sconosciuti: se l’anno scorso il pubblico ha potuto assistere a spettacoli nei sotterranei e nelle cavità del centro storico, quest’anno scoprirà il Parco Archeologico di Pausilypon a Coroglio, un luogo magico a picco sul mare dove si incontrano natura e storia. Il succo però,è in realtà un altro. Senza dubbio, al pari di altri grandi festival europei che sono delle vere e proprie macchine produttive e turistiche, quello di Napoli vuole diventarlo e in parte già lo è. Lavori inediti, scambi tra paesi per mettere su lavori in comune, reti permanenti di relazioni, internazionalizzazione delle strutture, finanche una compagnia teatrale europea. Un vero e proprio sistema produttivo “creativo”, quindi, che tende a fare di Napoli una scena, una meta turistica e perché no, una fabbrica di professioni.
(Fonte foto: Rete Internet)