Urban Nature: a caccia di biodiversità

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Non solo strade, cemento e palazzi e – nel caso di Napoli – un panorama mozzafiato. Le città sono anche luoghi pieni di biodiversità. È questo il messaggio lanciato dal WWF in occasione della prima edizione dell’evento nazionale Urban Nature, previsto per domenica 15 ottobre e dedicato alla natura urbana.

L’iniziativa organizzata dal WWF, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Musei Scientifici (ANMS) e con il progetto europeo CSMON-LIFE, conta oltre 70 eventi di citizen science, ovvero la scienza fatta dai cittadini, in più di 50 città italiane. Napoli e proncia comprese. Tutto per coinvolgere i cittadini nell’esplorazione e nella conoscenza dei loro “vicini di casa”, per e ricostruire, laddove sia assente o poco curata, la mappa della biodiversità della propria metropoli attraverso un’app gratuita.

Un evento che vuole anche promuovere azioni virtuose da parte di amministratori, comunità, cittadini, imprese, università e scuole per proteggere e incrementare la biodiversità cittadina e per imparare a rispettare il nostro capitale naturale. Per ricordarci sempre che “gli animali con cui condividiamo gli spazi urbani sono un segnale del benessere delle città e di noi tutti”, come dichiarato da Donatella Bianchi, Presidente del WWF Italia.

E proprio per l’occasione il WWF ha lanciato una mappa che riunisce i ‘big 5’ della fauna italiana che popolano 10 città italiane, da nord a sud. E non è un caso che si sia scelto lo stesso termine che solitamente identifica i 5 simboli della fauna africana: leone, elefante, rinoceronte, leopardo e bufalo.

Vuoi per cercare cibo o rifugio, vuoi per trovare un luogo più caldo dove trascorrere l’inverno sono molte le specie che hanno “colonizzato” città, palazzi e perfino aeroporti. E allora ecco i 5 big napoletani sulla mappa del WWF.

Non poteva mancare il Passero solitario (Monticola solitarius), famoso per la poesia che gli è stata dedicata da Leopardi, e per il bellissimo piumaggio azzurro scuro – blu ardesia del maschio in estate. In primavera e in estate è facile sentirlo cantare dall’alto di cupole e campanili antichi, ma anche dall’alto di qualche palazzo, per “dichiarare” il suo territorio precluso ai suoi simili.

Al secondo posto si piazza il Pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhlii). Eh si perché si fa presto a dire pipistrello, solo in Italia ne vivono 30 specie e questa è una delle più urbanizzate riconoscibile dalla bordatura chiara delle ali.

Terzo, invece il Polpo (Octopus vulgaris), da sempre erroneamente chiamato ‘polipo’ (che è invece un parente delle meduse ed è un costituente indispensabile delle barriere coralline). Di questo animale simpatico e molto intelligente, tutti conoscono le eccezionali doti di mimetismo, ma forse non tutti sanno che possiede tre “cuori”: due per pompare sangue verso le branchie e uno che manda il sangue ossigenato nel resto del corpo.

Altro animale dei big five napoletani, è il
 Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), simbolo della riserva naturale di stato e oasi WWF Cratere degli Astroni. Lo si può ascoltare facilmente nei suoi tambureggiamenti, spesso veloci e prolungati, durante i quali batte il becco sui tronchi o sui rami cavi per delimitare il territorio e per sondare il legno a caccia di termiti e tarli, che cattura infilando la sua lingua appuntita e lunghissima, che si ritrae arrotolandosi.

Ultimo tra i big 5, il Colombaccio (Columba palumbus), molto più grosso del piccione (Columbia livia) e con un piumaggio molto più elegante: il collo è ornato da piume con riflessi verdi e purpurei, e un’ampia macchia bianca.

Ma gli animali che a Napoli hanno preso la “residenza” non finiscono certo qui! Tra i mammiferi terrestri troviamo per esempio volpi e porcospini, solo per citare i più comuni, e ancora tra i pipistrelli il Molosso di Cestoni: unico pipistrello di cui possiamo sentire i versi (tutti gli altri emettono infrasuoni non udibili all’orecchio umano). E poi non dobbiamo trascurare i mammiferi marini che popolano il golfo di Napoli: tursiopi, stenelle, ma anche capodogli e balenottere che bazzicano il braccio di mare tra Ischia e Cuma. E non dimentichiamo gli eccezionali avvistamenti delle due megattere – rarissime nel Mediterraneo – tra il 2015 e il 2016: una al largo di Baia e, un cucciolo, a Procida.

Nella lista dei big 5 segnalati dal WWF, poi, mancano completamente rettili e anfibi. Non dimentichiamo la presenza di specie autoctone come il rospo comune e il rospo smeraldino per gli anfibi, o la Caretta caretta che viene a nidificare sulle spiagge tra Mondragone e Palinuro. Non sono da trascurare, però, neanche le specie alloctone come la testuggine palustre americana (Trachemis scrypta): le tartarughine che molti hanno in acquario per intenderci e che spesso, pensando di fare gesto da amante degli animali, liberano in laghi o fiumi. Ma queste tartarughe in realtà, fuori dagli acquari, mettono a serio rischio la sopravvivenza delle testuggini palustri nostrane, le Emys orbicularis.

O ancora tra gli uccelli, ne manca una lunghissima lista. A partire dagli Storni che invadono i cieli di Piazza Garibaldi al tramonto, disegnando forme ipnotiche nell’aria prima di posarsi sugli alberi per dormire. O ancora i Gheppi che popolano tutta la città, e il più raro Falco Pellegrino che si può ammirare in paurose picchiate tra il Centro direzionale e via Posillipo. Come i Rondoni che con i loro stridii e voli altissimi riempiono il cielo sopra il Maschio Angioino e accolgono i turisti al posto. Anche tra gli uccelli ci sono poi specie “aliene”, introdotte accidentalmente dall’uomo, come il parrocchetto dal collare (Psittacula krameri) che ha invaso i parchi più grandi come l’orto Botanico o la Villa Floridiana. O ancora ci sono uccelli simbolo di Napoli, almeno quanto il Vesuvio, come il Gabbiano reale. Per non parlare delle Berte maggiori e minori: gli uccelli pelagici che trascorrono l’inverno in mare aperto e tornano a terra solo per nidificare. Sono loro, per via dello strano canto, ad aver dato i natali al mito delle sirene, come Partenope.

Infine non sono stati per niente menzionati gli insetti, che di certo “big” non sono. Ma non possiamo non citare le lucciole che hanno ripopolato le oasi verdi sparse tra Napoli e dintorni, o le bellissime farfalle Vanesse (Vanessa atalanta e Vanessa egea). E infine una farfalla molto speciale, la Sfinge del gallio (Macroglossum stellatarum). Una falena diurna, più che una farfalla, grande appena 4-5 cm, e spesso intenta a suggere il nettare dai fiori di lavanda. una specie che è immediatamente riconoscibile per il battito rapidissimo delle ali, che può ricordare quello di un colibrì, se non fosse che i colibrì sono specie esclusivamente americane.

Ora, però, non resta che mettersi alla prova con l’evento Urban Nature (qui le iniziative), scovare quante più specie possibili e contribuire alla costruzione della mappa della biodiversità!