Modello ISEE, l’indennità di accompagnamento non farà reddito

La proposta del Governo, accolta dalle associazioni a tutela dei disabili con numerose proteste, è stata rigettata dal Consiglio di Stato che ha posto la parola fine sull’argomento.

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Aveva destato indignazione, scandalo, la proposta del Governo Renzi di inserire nel modello ISEE l’indennità di accompagnamento. Poi, in seguito ad una raffica di ricorsi che avevano interessato il Tar del Lazio, il Governo era corso ai ripari appellandosi al Consiglio di Stato affinché le sentenze del tribunale amministrativo laziale, tutte a favore delle famiglie di disabili, venissero bocciate.

Invece, almeno per una volta, in Italia ha prevalso il buon senso. Finalmente, dopo una lunga battaglia che ha creato non poche preoccupazioni in chi è costretto a vivere con un misero sussidio, pare essersi posta la parola fine.

Il 29 febbraio scorso, slittata la data del 3 dicembre nella quale era prevista la sentenza, il Consiglio di Stato ha avallato le precedenti decisioni del TAR affermando senza ulteriori possibilità di interpretazione che le risorse economiche versate in sostegno dell’handicap non andranno in nessun modo conteggiate nell’indicatore economico.

Leggendo con attenzione un passaggio della sentenza, possiamo comprendere a fondo la volontà espressa dal Consiglio di Stato: “l’indennità di accompagnamento e tutte le forme risarcitorie servono non a remunerare alcunché, né certo all’accumulo del patrimonio personale, bensì a compensare un’oggettiva ed ontologica (cioè indipendente da ogni eventuale o ulteriore prestazione assistenziale attiva) situazione d’inabilità che provoca in sé e per sé disagi e diminuzione di capacità reddituale. Tali indennità o il risarcimento sono accordati a chi si trova già così com’è in uno svantaggio, al fine di pervenire in una posizione uguale rispetto a chi non soffre di quest’ultimo ed a ristabilire una parità morale e competitiva. Essi non determinano infatti una “migliore” situazione economica del disabile rispetto al non disabile, al più mirando a colmare tal situazione di svantaggio subita da chi richiede la prestazione assistenziale, prima o anche in assenza di essa”.