Dolore e commozione ai funerali di Luigi Cangianiello. Il parroco: “L’amore può essere crocifisso, ma non può morire”

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Quasi mille persone al funerale di Luigi Cangianiello, il 27enne di San Gennarello, frazione di Ottaviano, travolto da un’auto la notte tra la domenica di Pasqua e il lunedì di Pasquetta. Con lui, altri due amici: Francesco Ambrosio (uscito indenne dall’incidente) e Giovanni Coppola, tuttora ricoverato all’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli in coma farmacologico. È stato, dunque, il giorno del dolore a San Gennarello: ma si è trattato di un dolore composto, espresso senza clamori. Tante lacrime, tanta commozione, niente fiori, per una esplicita richiesta della famiglia. Tutti hanno assistito alla cerimonia funebre con grande compostezza: la piazza attigua alla chiesa, pienissima, è rimasta in silenzio ed ha ascoltato le parole di don Raffaele Rianna. Una omelia, la sua, che ha toccato molti punti, anche se lui stesso ha ammesso: “E’ davvero difficile trovare le parole giuste. L’unica parola resta quella di Dio, il percorso che il Vangelo ci indica e che noi dobbiamo seguire insieme alla famiglia di Luigi”. Il sindaco Luca Capasso, che ha proclamato il lutto cittadino, ha tenuto un brevissimo discorso prima dell’inizio della funzione religiosa: “Non è facile trovare le parole in circostanze del genere. L’unica cosa che possiamo fare è stringerci intorno alla famiglia, fare sentire la nostra vicinanza”.  Don Raffaele, invece, ha anche parlato dell’uomo che ha investito mortalmente Luigi Cangianiello: “Poteva essere italiano o francese, non importa la sua nazionalità. Ha scelto di stare dalla parte della morte, non conta la sua provenienza geografica”. Infine una frase che ha commosso tutti: “L’amore può essere crocifisso, ma non può morire”. Nella mattinata di ieri, il pm Anna Musso della procura di Nola ha chiesto la convalida dell’arresto dell’ucraino: sarà ora il gip ad esprimersi.